2013-04-24 15:22:27

Attentato di Boston: ancora tante ipotesi e interrogativi da sciogliere


Proseguono le indagini sull’attentato alla maratona di Boston. Mentre gli inquirenti cercano di ricostruire l’identità dei due sospetti terroristi, i fratelli ceceni Tamerlan – ucciso dagli agenti durante la cattura – e Dzhokar Tsarnaev – tutt’ora in ospedale – si aspetta l’esito della missione dei diplomatici Usa partiti da Mosca per incontrare in Daghestan i loro genitori. Delle ipotesi investigative fin qui emerse Roberta Gisotti ha parlato con Margherita Paolini, coordinatore scientifico della rivista di geopolitia “Limes: RealAudioMP3

D. – Una verità che appare complessa e solleva tanti interrogativi…

R. – È importante sottolineare alcuni passaggi e dei fatti che non solo sono contraddittori, ma che poi hanno posto anche degli interrogativi, quasi delle certezze, che possono essere pericolosi, come puntare il dito sull’Iran. Il terrorismo è una piaga seria: bisogna indagare con coerenza, spiegare le motivazioni, le organizzazioni, affinché il cittadino possa dare un contributo fattivo e responsabile. Però, c’è una pista strana, quella ad esempio della cellula saudita, che non è uscita fuori ma se ne è avuto notizia attraverso i giornali. Un giovane saudita è stato ricoverato e aveva delle ferite un po’ strane alle mani, come se fosse stato un confezionatore di bombe. Il ragazzo appartiene a una famiglia bene, saudita. In questo caso, si è mosso addirittura il ministro degli Esteri saudita, che è andato a incontrare direttamente Obama. Questo ragazzo è stato preso e portato via in Arabia Saudita.

D. – Quali altre piste sono percorse dagli inquirenti?

R. – C’è la pista afghano-pakistana che è sempre la solita, perché alla fine tutto nasce da lì. C’è poi la pista cecena in cui si va ad indagare, la più debole, perché la “resistenza cecena” che è proprio qaedista, non ha mai toccato gli americani perché hanno aiutato la Cecenia fin dall’inizio. E infine, adesso c’è questa storia di puntare il dito sull’Iran, che mi sembra la più pericolosa, perché può mettere a rischio le trattative sul nucleare. Insomma, qui si è detto chiaramente che i pasdaran hanno messo in piedi una rete per fare attentati negli Stati Uniti.

D. – Tra le domande, ci si interroga sul ruolo dei Servizi segreti. Abbiamo saputo che il fratello maggiore era noto ai Servizi antiterrorismo, che era stato interrogato nel 2011 e che gli stessi servizi segreti russi avevano segnalato i due fratelli...

R. – Certo. Dopo la segnalazione russa, l’Fbi ha tenuto sotto sorveglianza questo ragazzo. Però, non è uscito niente di particolare.

D. – Ma di particolare evidentemente qualcosa c’era, perché se c’era un arsenale nella casa, se avevano anche comprato una scatola di materiale pirotecnico… Ci si chiede, appunto,- a cosa servano tutti questi database di cui ci parlano, dove ci sarebbero anche una quantità enorme di nomi…

R. – La faccenda degli ultimi acquisti non è detto che sia dato conoscerla, perché sono acquisti talmente generici. Bisogna poi tener conto del fatto che l’Fbi indaga su tantissime situazioni, sono state lasciate varie piste, altre sono portate avanti. Infine, l’Fbi ha portato avanti questa, ma le tracce sono impalpabili. Inoltre, c’è il discorso della cattura che è stato piuttosto “fantasioso”, c’è il ragazzo che non può parlare… Certamente, si possono trovare delle tracce andando a parlare con i parenti in Daghestan. In ogni caso, probabilmente gli avvisi che fornivano i russi andavano seguiti con maggiore attenzione, non c’è dubbio su questo.







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