Onu: i popoli indigeni dell'America Centrale esclusi dallo sviluppo
Rappresentano complessivamente, oggi, il 15% della popolazione dell’America Centrale
– ma in alcuni casi, come in Guatemala, sono il 40% – terra di cui custodiscono le
origini. Ma i popoli indigeni della regione continuano ad essere esclusi dai processi
di sviluppo e calpestati nei loro diritti fondamentali: è quanto constata un rapporto
elaborato dall’Alto Commissariato dell’Onu per i driitti umani con l’aiuto di dirigenti
nativi a cui è stato chiesto di formulare le raccomandazioni. Secondo il documento,
che contiene dati su Guatemala, Honduras, El Salvador, Nicaragua, Costa Rica e Panamá,
in Centro America abitano circa 6 milioni di indigeni, divisi in 52 popoli principali;
in Guatemala, dove sono circa 4 milioni e mezzo, hanno subito, tra l’altro, l’espropriazione
delle terre in epoca coloniale, la brutalità del conflitto armato (1960-1996) e ora
sono depredati dalle aziende che sfruttano le risorse naturali e promuovono mega progetti
energetici. Uno scenario - riporta l'agenzia Misna - in cui predominano “conflitti
sociali, incertezza, intimidazioni e attacchi ai dirigenti che reclamano i loro diritti
e una risposta statale diretta all’autorizzazione delle espulsioni, molte delle quali
realizzate in forma violenta”, si legge nello studio. Nel caso del Salvador, addirittura,
“lo Stato non riconosce costituzionalmente l’esistenza dei popoli indigeni e, dunque,
tanto meno riconosce i loro diritti collettivi come popolo”; anche in Nicaragua non
sono riconosciuti dallo Stato, sebbene diverse comunità possiedano titoli di proprietà
sulle terre in cui risiedono. In Honduras gli è negata la partecipazione alla vita
politica e i loro territori sono spesso ceduti dallo Stato a privati senza alcuna
consultazione; abusi che si ripetono in tutta la regione, anche in Costa Rica, dove
il progetto di legge sull’autonomia dei popoli indigeni giace da 18 anni al Congresso.
(R.P.)