Mali: prorogata la missione militare francese. Al nord rivalità tra tuareg e arabi
Con un voto unanime le due Camere del parlamento francese hanno approvato la prorogato
dell’operazione militare Serval, avviata da Parigi in Mali lo scorso 11 gennaio. Come
previsto dalla costituzione, superata la durata di quattro mesi ogni intervento militare
all’estero deciso dal governo, deve ottenere l’autorizzazione dell’Assemblea nazionale
e del senato. I 4.000 soldati dispiegati saranno ritirati dal Paese del Sahel in modo
progressivo e a fine anno dovrebbero rimanere in mille per una durata indeterminata.
Deputati e senatori hanno però ribadito l’urgenza che Bamako “provveda al consolidamento
del processo di riconciliazione nazionale tramite un dialogo con il nord che ancora
non è cominciato” così come alla “ricostruzione di uno Stato di diritto e di una classe
dirigente”. In più occasioni Parigi e gli alleati del governo di transizione maliano
hanno chiesto il rispetto della scadenza elettorale, con presidenziali in agenda per
il mese di luglio. Entro quella data dovrebbero essere dispiegati migliaia di peacekeepers
dell’Onu che prenderanno il testimone della Missione internazionale di sostegno al
Mali (Misma), a comando africano. Mentre il parlamento francese si è pronunciato sul
futuro dell’operazione Serval, che in poche settimane ha liberato le regioni settentrionali
dell’ex colonia rimaste per un anno sotto il controllo di gruppi armati tuareg ed
islamici, dal terreno sono giunte notizie contrastanti. A Ber, località a nord di
Timbuctù presumibilmente passata nel fine settimana sotto il dominio del Movimento
degli arabi dell’Azawad (Maa), la situazione rimane confusa anche perché le rivalità
storiche tra comunità arabe e tuareg si sono riaccese. L’Maa ha denunciato saccheggi
commessi a danni degli arabi da parte del Movimento nazionale di liberazione dell’Azawad
(Mnla) mentre i tuareg dell’Mnla puntano il dito contro gli arabi, presunti responsabili
del rapimento di Al Moustafa ag Mohamed, il figlio del marabutto di Ber. I rapitori
hanno già chiesto un riscatto di 80 milioni di franchi Cfa. La comunità araba auspica
un rapido dispiegamento dell’esercito maliano nei pressi di Timbuctù: uno scenario
che i tuareg invece temono. A Kidal la situazione è altrettanto incerta dopo che tra
200 e 300 combattenti del Movimento islamico dell’Azawad (Mia), fazione dissidente
del gruppo jihadista di Ansar Al Din, si sono raggruppati in un accampamento nei pressi
del capoluogo nord-orientale. I tuareg, in posizione dominante a Kidal, sostengono
che decine di giovani del Mia hanno “volontariamente raggiunto i ranghi dell’Mnla
per garantire la sicurezza della città”. Per i capi del Mia si tratta invece di un
“lavoro comune attuato con un comando militare congiunto” in vista di una prossima
riunione politica e della prospettiva di colloqui con Bamako. A Gao è invece cominciato
il dispiegamento delle forze di polizia maliane, di ritorno in città per la prima
volta dall’avvenuta liberazione a fine gennaio del terzo capoluogo settentrionale.
(R.P.)