Il "richiamo alla realtà" di Napolitano e quegli applausi fastidiosi
Antonio Maria Baggio, docente di filosofia politica - Università Sophia, Loppiano Anch'io sono
stato infastidito dagli appalusi che hanno continuamente interrotto Napolitano. Mi
è sembrato di vedere una dimensione patologica. Una massa di persone che si era dimostrata
incapace di scegliere un presidente della repubblica, dando prova della propria impotenza,
all'improvviso si è identificata con un presidente che rappresenta il "buono" , colui
che porta l'onore, solamente per cercare di riscattarsi. Io credo passerà
alla storia questo "richiamo alla realtà" del presidente Napolitano, rivolto alle
Camere in seduta comune. Perché di questo si è trattato. Napolitano ha ricordato che
tutti i partiti hanno chiesto i voti ma nessuno ne ha ottenuti abbastanza per poter
governare. La necessità di intese per fare il Governo si doveva costatare fin dall'inizio.
Sostanzialmente Napolitano ha detto ai partiti che, negli ultimi vent'anni, in preda
all'odio e alle contrapposizioni, si sono dimenticati come si fa politica. Si fa mettendosi
insieme, con contrasti, ma anche con chiarimenti e alleanze. Ha anche ricordato loro
che non sono servi di un partito, o scrivani di una volontà popolare dettata da internet,
ma depositari della volontà popolare. Questa degenerazione, che ha portato
i parlamentari a fare gli interessi delle proprie fazioni, deriva dal fatto che sono
cooptati e non eletti. Quindi non hanno più un rapporto reale con il loro sovrano,
che sono i cittadini, ma devono rispondere a quel partito "padrone" che li sceglie.
Si sono instaurati in politica dei rapporti privati in sostituzione di quelli pubblici.
Una degenerazione grave che ha portato con sé dei disastri. E cioè quella lunga serie
di 'guasti, chiusure e irresponsabilità' ricordati da Napolitano. E' interessante
che nell'elenco delle cose che vanno fatte subito il presidente abbia inserito in
testa la riforma delle istituzioni, significativamente associata a un rinnovamento
della politica e a una riforma dei partiti stessi. Quindi va riformata, in primis,
la legge elettorale, per consentire di governare stabilmente, poi i partiti nella
forma, nello stile e facilità di partecipazione e la politica nel suo insieme. Il
fenomeno dirompente dell'emergere del Movimento Cinque Stelle è stato sorretto da
obiettivi di cittadinanza che tutti dobbiamo condividere, come la trasparenza, la
misura nelle spese. Se fossero raggiunti il Movimento di Grillo potrebbe strutturarsi
in una forma più costruttiva su altri punti. (Intervista di Fabio Colagrande)