Un progetto per far conoscere l'epilessia nelle scuole italiane
Diffondere un’informazione corretta sull’epilessia. Questa la finalità del progetto
“Se all’improvviso”, una campagna di sensibilizzazione nelle scuole primarie, proposta
dalla Fondazione e dalla Lega Italiana contro l'Epilessia, in occasione della Giornata
Nazionale dedicata a questa patologia, il 5 maggio. Salvatore Sabatino ne ha parlato
con Oriano Mecarelli, responsabile dell’Ambulatorio per l’Epilessia del Dipartimento
di Neurologia e Psichiatria del Policlinico Umberto I di Roma:
R. - L’obiettivo
di questo progetto è quello di far sì che le insegnanti conoscano bene questo tipo
di patologia, e che soprattutto permettano al bambino affetto da epilessia di trascorrere
delle ore scolastiche senza eccessivi disagi.
D. - Come finalità, ha anche
quella di informare i propri compagni di scuola?
R. - Sì. Gli insegnanti e
i compagni hanno un ruolo fondamentale nell’accogliere il bambino con l’epilessia,
proprio nel favorire il suo inserimento scolastico e il suo rendimento didattico.
Quindi, è importante che non si spaventino, se ad esempio in classe il bambino ha
una crisi, ma sappiano di cosa si tratta e non provino disagio.
D. - Come bisogna
comportarsi di fronte ad una crisi epilettica?
R. - Se la crisi epilettica
non comporta caduta a terra e sintomi molto eclatanti, come può essere nel caso di
una “crisi di assenza”, bisogna comportarsi in modo normalissimo, non fare niente.
Nel caso in cui la crisi è molto più eclatante, occorre semplicemente impedire che,
cadendo, il bambino o l’adulto si faccia del male.
D. - Esistono diverse forme
di epilessia...
R. - Sì, esistono diverse forme che hanno delle caratteristiche
cliniche diverse, che quindi si mostrano in modo diverso. Questo perché esistono cause
diverse di epilessia, da quelle genetiche a quelle più propriamente lesionali, quali
traumi cranici, tumori cerebrali, esiti di interventi neurochirurgici...
D.
- Come si tratta l’epilessia e soprattutto è possibile guarire?
R. - L’epilessia
si tratta fondamentalmente con la somministrazione di farmaci che sono appunto anti–epilettici.
C’è uno zoccolo duro di forme di epilessia che non risponde ai farmaci, circa il 25
percento, ed in questi casi si può anche ricorrere all’intervento neurochirurgico
o ad altri tipi di terapia palliativa. Si può guarire? Sì, in senso generale questa
affermazione è corretta, anche se esistono forme di epilessia che guariscono ma in
cui non si riesce a sospendere del tutto la terapia.
D. - L’epilessia è una
malattia intorno alla quale c’è sempre stata cattiva informazione. Secondo lei, perché?
R.
- Il problema è fondamentalmente culturale, perché nei secoli l’epilessia è stata
spesso avvicinata alla patologia mentale, alla follia. Addirittura si pensava che
l’epilettico fosse un indemoniato. Tutto questo ha lasciato obbiettivamente dei segni
nella società che tutt’ora non riusciamo ad eliminare. Se facciamo certi progetti,
come questo a scuola, è anche perché è necessario che l’educazione sanitaria parta
dalle prime età della crescita.