Il card. Marx: la Chiesa universale si fa più vicina al Papa
Nei giorni scorsi Papa Francesco, riprendendo un suggerimento emerso nel corso delle
riunioni pre-Conclave, ha costituito un gruppo di cardinali per consigliarlo nel governo
della Chiesa universale e per studiare un progetto di revisione della Curia Romana.
Fa parte di questo gruppo anche il cardinale arcivescovo di Monaco, Reinhard Marx.
Padre Bernd Hagenkord, responsabile del Programma tedesco della Radio Vaticana,
gli ha chiesto se sia rimasto sorpreso dalla decisione del Papa:
R. - Grunsätzlich
nicht, weil wir tatsächlich im Vorkonklave ... Fondamentalmente non ne sono stato
sorpreso, perché ne avevamo sentito parlare nel pre-Conclave e io avevo anche personalmente
detto che sarebbe stato necessario che vi fossero dei consiglieri provenienti dalle
Chiese locali e che bisognava riflettere nuovamente su questo punto. Naturalmente,
il tema della riforma della Curia è stato presente e quindi la cosa, di per sé, non
stupisce, ma che questo mi riguardasse di persona e che avvenisse così in fretta,
sì, mi ha un poco stupito.
D. - Che cosa ha indotto il Papa a nominarla? E‘
dipeso anche dal fatto che lei è presidente della Comece, la Commissione degli episcopati
della Comunità europea?
R. - Ja, dann müsste man den Papst selber fragen, natürlich.
... Bisognerebbe evidentemente domandarlo al Papa stesso. Ma è chiara l’intenzione
di rendere presente tutto il mondo, i vari continenti e anche i rappresentanti di
diverse organizzazioni. Ma il riferimento non è strettamente alle Conferenze episcopali
o ai loro presidenti. Il Papa è libero e ha deciso liberamente. E‘ possibile che il
mio ruolo nell’ambito della Comece abbia influito, ma anche altri aspetti. Sono stati
comunque convocati Vescovi di grandi diocesi, che hanno quindi una sicura esperienza
di amministrazione. Questo è certamente un elemento: rappresentare la molteplicità
delle Chiese locali e dei continenti, e anche includere vescovi che forse, grazie
alla loro responsabilità pastorale, hanno già una certa esperienza.
D. - I
cardinali che fanno parte di questo gruppo provengono da tutti i continenti: vuol
dire che la Chiesa universale si fa consigliera del Papa?
R. - Das glaube ich
schon. Wir haben ja ein bisschen das Gefühl gehabt, ... Credo proprio di sì. Abbiamo
avuto un po‘ la sensazione - io l’ho comunque avuta e ne ho anche parlato con qualcuno
- che, dopo il Conclave, ritornando alle nostre diocesi lasciassimo il Papa da solo.
Certo, “da solo” non è del tutto esatto, perché naturalmente ha molte collaboratrici
e collaboratori che lo consigliano e lo aiutano. Ma mi dicevo: siamo cardinali, lo
abbiamo eletto, e dobbiamo ora essere pronti ad aiutarlo. Non avevo però in mente
che la cosa sarebbe diventata così concreta. Tuttavia questo è logico quando ci si
trova ad avere una carica come quella del cardinalato e si prende parte al Conclave:
cioè l’essere pronti ad aiutare il Papa, se lo desidera, ed esserne consiglieri, se
lo desidera. Naturalmente questo, in qualche modo, mi onora. Ma è anche un segno che
egli intende che questo gruppo abbia una portata universale. A mio parere, questo
è un segno positivo.
D. - Nel gruppo degli otto cardinali vi conoscete
bene già tutti?
R. - Nicht alle natürlich in gleicher Intensität, aber ... Non
tutti con la stessa intensità. Conosco il cardinale di Kinshasa già da molto tempo.
Altri, li ho conosciuti durante questo Conclave. Conosco il cardinale Rodriguez Maradiaga
in seguito a molti incontri per Giustizia e Pace. Ci si conosce personalmente, ma
diversamente. Non siamo un vero e proprio circolo, che si incontra da tempo o che
è in contatto già da tempo. Grazie al Conclave ci siamo incontrati, ritengo, in modo
nuovo.
D. – Il primo ottobre si svolgerà il primo incontro del gruppo: cosa
succederà prima di questa data?
R. - Ja, ich muss warten. Ich habe noch keine
weitere Informationen ... In effetti, devo aspettare, non ho ulteriori informazioni
su quanto accadrà entro quella data. Si dovrà sicuramente riflettere, definire il
progetto più accuratamente, ma non è ancora stato fatto. In questo momento il Papa
ha detto a tutta la Chiesa: desidero avere questi consiglieri, desidero che si faccia
una riforma della Curia, mi auguro che in questo venga coinvolta la Chiesa universale.
In tal modo anche le reciproche relazioni tra la Curia a Roma e le Chiese locali vengono
viste in modo nuovo. Lo considero un segnale, ma non si è ancora pensato a passi ulteriori.
D. - Quali sono le sue impressioni su questo Papa a poco più di un mese dalla
sua elezione?
R. - Ich bin immer mehr der Überzeugung, dass uns Gott diesen
Papst geschenkt hat. ... Sono sempre più convinto che è Dio che ci ha donato questo
Papa. Dopo la sua elezione eravamo forse noi stessi stupiti di tutto quello che avevamo
vissuto durante le due giornate. Poi ci siamo chiesti che cosa sarebbe successo ora.
Ma eravamo tutti convinti che era un segnale dello Spirito Santo. Adesso, dopo le
prime settimane di Pontificato, vorrei dire che la cosa è confermata e che è stato
davvero così. Tutti lo sentiamo allo stesso modo, anche negli incontri nelle parrocchie,
vi è molto ottimismo e una grande attesa - talvolta anche un’attesa eccessiva, perché
un Papa non può inventare da capo la Chiesa - ma vi è ovunque un clima positivo e
questo mi dà naturalmente una grande gioia.