Giornata della Terra sul tema dei cambiamenti climatici
“Il volto del cambiamento climatico” è il tema della 43.ma Giornata della Terra,
istituita dalle Nazioni Unite e che si è celebrata ieri in tutto il mondo. Tante le
iniziative anche in Italia, in particolare un grande concerto a Milano e una serie
di conferenze e proiezioni sul tema in molte altre città. Sull’importanza di questa
ricorrenza Marina Tomarro ha intervistato Andrea Masullo, presidente
del comitato scientifico dell’ associazione Greenaccord:
R. - È importante
continuare a lanciare questa sensibilizzazione, anche se non è più tempo di sensibilizzare.
Ormai è tempo di agire. È uscito - da poco in lingua italiana - il nuovo rapporto
al Club di Roma (associazione non governativa internazionale, formata da scienziati,
economisti e alti dirigenti, che analizzano i cambiamenti della società contemporanea)
di Jorgen Randers, che denuncia con amarezza che dopo 40 anni il lavoro svolto gli
sembra del tutto inutile, perché i rapporti sono stati approfonditi, ma il mondo non
si è mosso: né la politica, né l’economia ha tenuto conto degli allarmi lanciati.
Per questo è importante continuare a ricordare, ma non basta. Ora è il momento di
agire.
D. – Proprio in occasione dell’Earth Day viene lanciata la piattaforma
permanente per l’ambiente. Che cosa vuol dire?
R. – E’ un organismo di riflessione
e di definizione delle azioni necessarie per cambiare scenario. Ormai viviamo di tante
iniziative, ma la cosa che soprattutto emerge è che l’umanità dimostra di conoscere,
di avere gli strumenti per conoscere, ma non ha strumenti per agire. La nostra specie
si è autodefinita “sapiens”, ma in realtà è intelligente ma non saggia, non sapiente,
cioè benché in grado di prevedere le catastrofi non agiamo per prevenirle. Qui c’è
un richiamo alla responsabilità, alla quale ci ha ricondotti anche il Santo Padre
Francesco: dobbiamo custodire il Creato, non possiamo bruciare un’intera generazione
e pensarci dopo. Abbiamo l’intelligenza per prevedere e abbiamo gli strumenti per
prevenire e dobbiamo usarli.
D. – Qual è allora il modo migliore per educare
la società proprio a rispettare e proteggere il Creato?
R. – Ormai la stragrande
maggioranza delle persone sono preoccupate: molti cominciano ad avere atteggiamenti
più responsabili, stanno più attenti ai loro consumi e ai loro comportamenti. Questo
però non basta, perché c’è intorno una società, un’economia che continua nell’ormai
illusoria immaginazione di un mondo che possa consumare sempre più. Sappiamo che non
è così, però questo spinge ancora molte persone a continuare su questa strada. Allora,
la cosa più importante è sensibilizzare la politica, sensibilizzare il mondo economico
perché cambi strada per tempo.
D. – Si comincia a parlare anche di “rinascimento
verde”. È vero, oppure è un’utopia che in realtà non esiste?
R. – Io temo molto
che le parole rimangano soltanto slogan: non basta parlare di “rivoluzioni verdi”,
o di “green economy”, bisogna cambiare il proprio atteggiamento. Per questo io faccio
riferimento alle belle parole che ci ha già rivolto Papa Francesco: bisogna comprendere
la fragilità della vita, la fragilità anche del Creato ed averne cura, con tenerezza,
con pazienza, con attenzione; non come padroni devastatori che vanno a depredare,
a prendere tutto ciò che al momento può sembrarci utile prendere. Bisogna cominciare
ad usare con saggezza la nostra intelligenza, altrimenti non saremo “Homo sapiens”
- come ci siamo definiti - saremo casomai “Homo intelligens” e poco “sapiens”.