Filippine: lettera dell’arcivescovo di Lingayen Dagupan per le prossime elezioni
Cosa può fare la Chiesa per contribuire alle prossime elezioni? Se lo chiede, in una
lettera pastorale pervenuta all’agenzia Fides, mons. Socrates Villegas, arcivescovo
di Lingayen Dagupan, nelle Filippine, chiamate alle urne il 13 maggio prossimo. Il
presule offre ai fedeli la sua risposta: “Pregare perché il Signore guidi ogni candidato
all’esercizio della responsabilità civile, dal momento che solo Dio può illuminarci
nel processo decisionale in modo che la voce del popolo possa davvero riflettere la
voce di Dio – scrive – ma anche un rispettoso silenzio nel dibattito pubblico, perché
il silenzio è il linguaggio di Dio e l’unico antidoto alle strategie di campagna elettorale
folli e ridicole cui stiamo assistendo”. Un atteggiamento, dunque, che comprende uno
“sguardo di fede” e “la mente illuminata dai valori del Vangelo” deve guidare verso
questo appuntamento la Chiesa, che in quanto “coscienza della società civile”, capace
di guardare alle sfide della promozione del bene comune, della solidarietà, della
spiritualità e dell’istruzione, non deve “sostenere alcun candidato per non diventare
di parte; deve rifiutarsi di giocare con il fuoco del potere politico o rischia di
bruciarsi essa stessa”. Una Chiesa che deve, quindi, restare “madre e maestra di elettori
e candidati insieme: una madre che ama e una maestra che corregge con misericordia”.
Tuttavia, per aiutare gli elettori cattolici nella scelta, l’arcivescovo propone di
farsi la seguente domanda: chi avrebbe votato Gesù? Certamente un candidato che dichiari
“un no categorico e chiaro a divorzio, aborto, eutanasia, controllo delle nascite
e matrimoni omosessuali”, cioè a tutte le “scelte contro la vita”. Ma da rifiutare,
naturalmente, sono anche candidati “collegati al commercio di droga, al gioco d’azzardo
illegale, o coinvolti direttamente in terrorismo e corruzione” e candidati “già condannati
in giudizio o che promuovono la compravendita di voti”. (R.B.)