Ciad: memorandum dei vescovi per lo sviluppo del Paese
“Le sfide per i prossimi 50 anni”: si intitola così il memorandum che la Conferenza
episcopale del Ciad (Cet) ha diffuso nei giorni scorsi per fare il punto della situazione
sullo sviluppo del Paese. Il documento, indirizzato alla popolazione in generale ed
alle autorità politico-amministrative in particolare, insieme ai cristiani ed a tutte
le persone di buona volontà, riprende ed approfondisce i contenuti dell’appello lanciato
dai vescovi nel 2010, nel 50.mo anniversario dell’indipendenza del Ciad dalla Francia.
“Questo memorandum – si legge nel testo – ci permette di esprimerci sui risultati
positivi raggiunti, ma anche sulle sfide più urgenti del nostro Paese, se si vuole
assicurare una vita degna ad ogni cittadino”. In quest’ottica, il memorandum episcopale
vuole essere anche una risposta all’appello contenuto nell’Esortazione apostolica
Africae Munus di Benedetto XVI: “La Chiesa in Africa deve contribuire a costruire
la società in collaborazione con le autorità governative e le istituzioni pubbliche
e private coinvolte nell’edificazione del bene comune (n.81)”. Evidenziando, poi,
l’operato portato avanti dalla Chiesa cattolica del Ciad nei settori della sanità,
dei diritti umani, dell’educazione e delle risorse naturali, la Cet ribadisce: “L’impegno
della Chiesa cattolica a fianco dello Stato non è mai venuto meno, neanche nei momenti
più difficili della storia politica del Paese”. Attenta soprattutto all’evangelizzazione,
“sua missione primaria”, la Cet mira a “trasmettere la dottrina sociale della Chiesa
universale con la sua visione dinamica, concreta ed aperta, e tiene conto degli aspetti
economici, politici, morali, culturali ed ambientali della società attuale”. A più
di 50 anni dall’indipendenza del Paese, tuttavia, il bilancio che ne tracciano i vescovi
non è roseo: “Il Paese non è migliorato; mali come la corruzione, l’etnocentrismo,
il clientelismo, l’impunità, la violazione dei diritti umani indeboliscono senza sosta
le istituzioni pubbliche e prendono il sopravvento sui principi della buona governance”.
Inoltre, “la mancanza di volontà politica e l’assenza di trasparenza nella gestione
dei fondi pubblici ritardano ulteriormente lo sviluppo del Ciad”. Citando ancora l’Africae
Munus, la Cet afferma: “Uno degli strumenti più importanti al servizio della riconciliazione,
della giustizia e della pace può essere l’istituzione politica il cui essenziale dovere
è la messa in campo e la gestione del giusto ordine (n. 81)”. Inoltre, i vescovi mettono
in chiaro che non pretendono di “dare lezioni a qualcuno” ma che desiderano solo,
in quanto “pastori della Chiesa”, esprimere “il loro parere sulla costruzione della
nazione, incoraggiando in particolare i cristiani ad essere più consapevoli dei loro
diritti di cittadini”. Infine, i presuli richiamano un passo dell’Enciclica Caritas
in veritate di Benedetto XVI: “Lo sviluppo è impossibile senza uomini retti, senza
operatori economici e uomini politici che vivano fortemente nelle loro coscienze l'appello
del bene comune; sono necessarie sia la preparazione professionale sia la coerenza
morale (n. 71)”. (I.P.)