2013-04-20 18:20:55

Quirinale: Giorgio Napolitano rieletto Presidente della Repubblica Italiana con 738 preferenze


Al sesto scrutinio a Montecitorio Giorgio Napolitano è stato eletto nuovamente Presidente della Repubblica. La ricandidatura proposta da Pd, Pdl e Scelta civica ha visto contrari solo il Movimento 5 stelle e Sel. 738 i voti favorevoli. L'annuncio della presidente della Camera Boldrini è stato accompagnato da un lungo applauso. Lunedì alle 17 il giuramento. Apprezzamento arriva dall'Unione europea: ''Sono certo che sotto la sua nuova presidenza l'Italia", dice il presidente della Commissione Ue, Jose' Manuel Barroso,"nel solco della sua tradizione europeista, continuera' a dare il suo decisivo contributo al nostro comune ideale europeo''.
Un percorso veramente accidentato quello che ha portato le Camere riunite a votare Giorgio Napolitano per un secondo mandato: cinque tentativi andati a vuoto, franchi tiratori e schede bianche e poi una crisi profonda che ha portato al crollo dei vertici del Pd, fino a Beppe Grillo che grida al “golpe”. Gabriella Ceraso ne ha parlato con Agostino Giovagnoli politologo e docente di storia contemporanea all’Università Cattolica del Sacro Cuore:RealAudioMP3

E’ la prima volta nella storia della Repubblica italiana che un Presidente riceve la richiesta di ricandidarsi per un secondo settennato, periodo che i costituzionalisti definiscono congruo per lo svolgimento di un incarico. E’ dunque un passaggio unico. Ma cosa prevede in merito la legge e quale procedura ne seguirà? Gabriella Ceraso lo ha chiesto Enzo Balboni Docente di Diritto costituzionale alla Cattolica di Milano:RealAudioMP3

R. – E’ la prima volta che accade. Non è previsto il divieto di rielezione, quindi - tacendo la Costituzione su questo punto - tutti ritengono che il Presidente della Repubblica possa essere ricandidato e rivotato. In questo caso, di fronte a questo sfacelo e di fronte ad una richiesta corale – anche se non unanime – Napolitano ha, credo lodevolmente, accettato di sacrificarsi. È tornato in vigore quel principio della legge romana che dice: “La salvezza della Repubblica sarà la suprema legge dello Stato”.

D. – Si svolge tutto nella stessa maniera, o c’è qualcosa di diverso?

R. – Si svolge tutto nella stessa maniera: lui accetterà, dovrà accettare la nomina, poi farà il giuramento davanti alle Camere riunite ed in quel messaggio - alle Camere e alla Nazione - illustrerà le sue motivazioni e credo che stabilirà anche i confini ed i limiti della sua attività presidenziale. Tutto però si svolgerà regolarmente in modo che lui abbia tutti i pieni diritti e piena responsabilità. Da lui si attenderà che la salvezza della Repubblica sia conquistata e, dopo il cambiamento della legge elettorale ed alcune norme economiche fondamentali, penso che darà le dimissioni, ma avendo già un governo in carica ed una nuova legge elettorale che ci faccia finalmente ripartire.

D. – Potrebbe pensare ad un “governo di scopo”, un “governo del Presidente”…

R. – Credo che lui chieda un governo di larghe responsabilità, non credo di larghe imprese. Il fatto che abbia voluto che gli venisse chiesto dai leader dei maggiori schieramenti – escludo Grillo che si è chiamato fuori – significa che lui impegna costoro per il tempo necessario – un minimo di un anno, 15 mesi – a stare uniti a qualunque costo. Quindi, naturalmente si vedrà, molto più di prima, la mano del Presidente della Repubblica anche nella scelta dei ministri.

D. – Beppe Grillo ha detto che questo è un “colpo di Stato”. Ha senso?

R. – No. Sono parole pericolose ed è gravissimo che vengano usate per di più nei confronti di un democratico come Giorgio Napolitano, che non ha certamente voluto questa situazione. È stato costretto ad assumerla per l’incapacità di tutte le forze politiche e per il fatto che il Movimento 5 stelle da solo non era in grado di produrre nessuna maggioranza idonea. Quindi, è gravissimo che vengano usate queste parole. Spero che gli elettori sappiano distinguere tra quello che è propaganda e quello che è serietà nel gestire le istituzioni.

La Conferenza Episcopale Italiana, alla rielezione di Giorgio Napolitano, gli esprime le sue ''felicitazioni''. ''Nel farLe sentire la nostra vicinanza e partecipazione avvertiamo il peso della responsabilita' che l'incarico conferitoLe porta con se', specialmente in quest'ora della storia'', scrive in un messaggio la presidenza della Cei. Prima del si’ di Napolitano, stamattina il vescovo Giancarlo Bregantini, a capo della Commissione Episcopale per i problemi sociali, si era augurato che Napolitano “prendesse in mano la situazione” affinché il mondo politico facesse “una scelta di vera dignità e di grande responsabilità”. Ma sentiamo l’appello di monsignor Bregantini al microfono di Alessandro Guarasci:RealAudioMP3

R. – Sentiamo sempre più necessario rivolgere un disperato appello alla serietà e alla capacità di cogliere il gusto del bene comune: che siano capaci di responsabilità e di dignità!

D. – Questo perché il Paese sta in qualche modo o rischia quantomeno di affondare, la povertà aumenta e le persone sono sempre più in difficoltà?

R. – Soprattutto si sente la differenza abissale tra i problemi veri della gente e il gridare di qualcuno o l’essere muro a muro. Le parole che sono state usate, in questi giorni, sono incapaci di cogliere il dramma che sale dalla gente comune, dal Paese. Non si può giocare così! Non ci sono colpevoli qua o là, ma è la mentalità: cioè la politica non coglie il senso di responsabilità; la politica che non sa dire “stringiamoci perché il bene di tutti, viene prima del bene mio”. La dottrina sociale della Chiesa dice con chiarezza: prima viene il nostro, poi viene il mio; solo difendendo il nostro, io difendo il mio. Stamattina abbiamo a lungo pregato nelle Lodi, recitando il Cantico del Libro della Sapienza: “Dammi la sapienza che siede accanto a Te e non mi escludere dal numero dei tuoi figli”. Abbiamo dedicato questa preghiera espressamente al Parlamento italiano.







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