di Mons. Domenico Amato, Vicario Generale della Diocesi di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi,
Direttore dell'Istituto Superiore di Scienze Religiose a Bari, Vice postulatore della
Causa di Beatificazione Il messaggio
più importante che Don Tonino ci ha consegnato è che il Vangelo è giovane, praticabile,
ha una bellezza e una tenerezza che permette agli uomini e alle donne di oggi di affrontare
la vita con gioia e speranza. E’ emerso molto l’accostamento tra la testimonianza
di Don Tonino e quella di Papa Francesco. Possiamo dire che in qualche modo Don Tonino
abbia fatto da ponte in questo inizio di pontificato. Egli è ancora oggi un modello
per tanti non credenti perché coglie quella immagine di Dio presente in ogni persona,
e che è amata da Dio. Molti non credenti si sentono perciò accolti e vedono in lui
una testimonianza di verità. Il vescovo pugliese Antonio Bello - presidente
di Pax Christi negli anni ottanta e la cui causa di beatificazione si pensa di poter
chiudere entro quest'anno nella sua fase diocesana - moriva vent'anni fa e la sua
diocesi lo ricorda con una tre giorni di convegno ("Don Tonino, testimone della fede")
e con varie iniziative tra cui un progetto didattico che ha coinvolto 24 istituzioni
scolastiche (www.conoscidontonino.it). Mons. Amato - che si appresta a pubblicare
per Città Nuova l'ultima sua biografia, centrata soprattutto sull’azione pastorale
e l'impegno del vescovo a tradurre il Concilio Vaticano II a misura di chiesa locale
- non trascura di accennare al tempo della malattia. "Di questa - precisa - ha saputo
fare cattedra di insegnamento. E molte persone malate raccontano di sentire che Don
Tonino è vicino alla loro sofferenza. Don Tonino - aggiunge - era una persona soprattutto
umile. E le cose più importanti le faceva nella preghiera". (a cura di Antonella
Palermo)