Ancora strage a Baghdad alla vigilia delle elezioni provinciali. Mons. Warduni: superiamo
gli egoismi
Strage a Baghdad quasi alla vigilia dalla delicata tornata di elezioni locali. Almeno
27 persone sono rimaste uccise e più di 50 ferite nell’ennesimo attentato suicida,
avvenuto ieri sera in un caffè di Baghdad. Tra le vittime anche tre bambini. Al momento
non ci sono rivendicazioni. Il servizio di Fausta Speranza:
Domani, 13,8
milioni di cittadini iracheni saranno chiamati a rinnovare le assemblee provinciali
in 12 delle 18 province del Paese. E’ la prima consultazione popolare dopo il completamento
del ritiro americano, alla fine del 2011. La campagna elettorale è stata drammaticamente
segnata da una recrudescenza della violenza. Dall'inizio dell'anno sono stati uccisi
quattordici candidati. E poi in una serie di attacchi terroristici hanno perso la
vita decine e decine di persone. L’obiettivo è destabilizzare il governo sciita di
Nouri al-Maliki. A parte gli attentati terroristici, da mesi le province a maggioranza
sunnita di Ninive e Anbar sono teatro di manifestazioni contro il primo ministro.
E proprio questa è la ragione che ha indotto il governo a rinviare per motivi di sicurezza
le elezioni in questi territori. Le due province confinano con la Siria e da tempo
il governo centrale di Baghdad denuncia il passaggio di miliziani e armi di al Qaeda
diretti in Siria proprio dall'Iraq.
Dell’aumento della violenza in Iraq, Giancarlo
La Vella ha parlato con il vescovo ausiliare caldeo di Baghdad, mons. Shlemon
Warduni:
R. – In tutte le nazioni, quando ci sono le elezioni, ci sono
problemi perché ciascuno difende i suoi interessi, quelli del suo partito e della
sua ideologia. Da noi, questo si manifesta in maniera più drammatica. Tutti sanno
del livello di violenza e di discordia che c’è tra i partiti iracheni. Gli uni vogliono
una cosa, gli altri ne vogliono un’altra, ciascuno vuole qualcosa per se stesso. L’egoismo:
ecco qual è il problema. Ma questo è l’uomo quando non ci sono i principi veri, specialmente
il credere in Dio e fare la sua volontà, perché la sua volontà è che tutti gli uomini
si amino. Speriamo che ciascuno assuma la propria responsabilità, per lavorare tutti
insieme, per ricostruire questa nostra Nazione molto, molto provata.
D. – Queste
elezioni ripropongono ancora una volta un problema di rappresentatività: dei 447 seggi
in palio, solo nove sono destinati alle minoranze religiose e ancora meno – tre –
a quella cristiana …
R. – Quando non si trova la vera giustizia, l’intenzione
di costruire una vera convivenza, queste cose succedono e succederanno sempre e certamente
ci saranno ancora difficoltà per le minoranze.
D. – Comunque, la Chiesa irachena
si sta dando molto da fare per creare un clima di pacificazione in questo momento
così importante per il Paese …
R. – Certamente. Per quanto riguarda noi cristiani,
i nostri principi sono conosciuti: la pace, la concordia e l’amore. I capi religiosi
delle comunità cristiane, sotto la direzione del nuovo Patriarca Louis Raphaël I Sako,
hanno presentato un’iniziativa per avvicinare le varie posizioni, per rimuovere gli
ostacoli al dialogo che ci sono e tutti hanno promesso di cooperare a questa iniziativa.
Speriamo che succeda qualcosa di buono e questo per il bene di tutta la Nazione.