Senegal: appello del capo ribelle di Casamance a disarmare e dialogare
Un appello a tutte le fazioni del Movimento delle forze democratiche di Casamance
(Mfdc) “da nord a sud, da est a ovest a abbandonare le armi per aderire a un terzo
cessate il fuoco”: a lanciarlo è stato Ousmane Gnantang Diatta, uno dei capi della
ribellione indipendentista attiva da 30 anni nella povera regione meridionale senegalese
di Casamance. Dopo un lungo periodo di convalescenza trascorso in Spagna - riferisce
l'agenzia Misna - Diatta ha scelto di rivolgersi agli uomini dell’Mfdc davanti alle
telecamere dell’emittente televisiva pubblica ‘Rts’. Il capo ribelle è apparso vestito
di bianco, il colore della pace, nel mezzo delle fitte foreste della Casamance e ha
suggerito l’apertura di “negoziati sinceri, giusti e nella disciplina per trovare
le migliori soluzioni” al conflitto trentennale e alle sofferenze patite dai civili.
Secondo Diatta lo svolgimento dei negoziati potrebbe essere affidato a comitati di
monitoraggio “che verranno creati in tutta la regione meridionale e saranno coordinati
dal segretario generale del Mfdc”. Ha inoltre invitato tutte le fazioni del movimento
ad unirsi. Nel giugno 2010 Diatta si è presentato per la prima volta come il comandante
delle forze combattenti sul terreno, al posto di César Attoute Badiate. Rivolgendosi
al presidente Macky Sall, il leader ribelle ha chiesto anche al Capo dello Stato di
“vigilare personalmente sul cessate il fuoco che sarà decretato”. Dopo il suo insediamento
un anno fa, Sall e il suo governo hanno ribadito la volontà di rilanciare il processo
di pace con la ribellione della Casamance. Lo scorso ottobre a Roma, presso la Comunità
di Sant’Egidio, si sono incontrati delegati del presidente Sall e una delegazione
nominata dal leader indipendentista Salif Sadio, capo dell’ala disposta a sedersi
al tavolo dei colloqui con Dakar. A dicembre otto militari senegalesi prigionieri
del Mfdc sono stati liberati in seguito alla mediazione di Sant’Egidio mentre le autorità
di Dakar non intenderebbero più spiccare mandati di cattura nei confronti dei capi
ribelli. Ma al recente riavvicinamento tra il governo e una fazione della ribellione
è corrisposta sul terreno una nuova ondata di insicurezza lungo le strade che ricollegano
la Casamance al vicino Gambia e alla Guinea Bissau. Oltre al gran numero di vittime
il lungo conflitto indipendentista viene considerato un ostacolo allo sviluppo economico
di una regione a forte potenziale agricolo e turistico mentre la popolazione si sente
ancora emarginata. (R.P.)