Senegal: migliaia di bambini di strada chiedono l'elemosina
Si chiamano talibé, un termine che in arabo significa “colui che cerca e chiede”.
Il tâlib è l'allievo di un marabutto; è uno studente dei precetti dell’Islam. Per
far diventare i propri figli degli adulti responsabili e dei ferventi fedeli, molte
famiglie senegalesi indigenti decidono di “regalare” ai marabutti i figli a cui non
riescono a badare: nelle daraas (scuole coraniche) della capitale Dakar, un terzo
dei bambini ha meno di 10 anni. Ogni mattina, i giovani discepoli si alzano alle 5.00
e, dopo le preghiere mattutine, prendono i loro barattoli di latta, ed iniziano a
vagare per le strade di Dakar in cerca di elemosina. Le strade della capitale senegalese
- riferisce l'agenzia Fides - sono ormai invase da quest’esercito di bambini che chiede
da mangiare. Secondo la Ong Employment Non-Discrimination Act (Enda), sono oltre 20
mila ogni giorno. A livello mondiale sono oltre 250 milioni. La quota per non essere
cacciati dalla scuola e per non essere molestati è di 350 franchi (50 centesimi di
euro) al giorno: una somma notevole, se si considera che il 70% della popolazione
del Senegal vive con meno di due dollari al giorno. I principi dell’Islam contemplano
la raccolta dell’elemosina come attività utile per apprendere la virtù dell’umiltà,
ma “se all’inizio i giovani mendicavano per apprendere valori fondamentali per la
religione musulmana, oggi lo fanno per conto di un marabutto, dando vita a quello
che può essere definito – secondo un rapporto del 2004 dell’Afp - il mercato delle
elemosine”. Sette giorni su sette, delle volte perfino di notte, malnutriti, a piedi
scalzi, vestiti di stracci, l’unico bene che posseggono è il loro barattolo di latta.
Molti talibés non imparano nemmeno a leggere il Corano. Ad aggravare questo fenomeno
in Africa e Asia sono l’aumento dei tassi dell’Hiv, i conflitti armati e i disastri
naturali che colpiscono questi territori. L’Ong Plan, che si occupa della tutela dei
diritti dei minori a livello mondiale, ha anche aggiunto che i bambini che vivono
in strada subiscono gravi discriminazioni, venendo considerati delinquenti e prostitute.
E’ necessario che la società prenda coscienza della necessità di diminuire la vulnerabilità
dei piccoli ‘talibé’ coinvolgendoli nel sistema educativo, migliorando le loro condizioni
di vita e la loro tutela generale. (G.F.)