2013-04-17 14:19:12

Boston: identificata la terza vittima. Il dolore dell'Ambasciata Usa in Vaticano


A due giorni dall'attentato a Boston, negli Usa torna l'incubo delle lettere con sostanze velenose. Una missiva contenente ricina, altamente tossica, indirizzata a un senatore repubblicano è stata scoperta prima che venisse recapitata a Capitol Hill. Intanto, proseguono serrate le indagini degli inquirenti. Il servizio è di Salvatore Sabatino:RealAudioMP3

E' stata identificata solo oggi la terza vittima dell'attentato di Boston. Si tratta di una studentessa cinese, che stava seguendo la maratona vicino alla linea del traguardo, lì dove sono esplosi i due ordigni, sui quali spuntano particolari inquietanti. Le bombe, infatti, potevano essere costruite con una spesa minima, pari a cento dollari. E’ il Washington Post che rilancia la notizia, facendo riferimento agli investigatori che stanno trattando il caso. Ricostruirne la matrice, però, e risalire al colpevole è una strada tutta in salita, scrive il giornale. Perché a due giorni dall'attentato non è giunta nessuna rivendicazione e non ci sono elementi di rilievo. Ecco perché l’Fbi continua a scandagliare il centro della città, alla ricerca di prove e indicazioni che potrebbero far imboccare la strada giusta. Al momento, sono soprattutto due le piste seguite dagli inquirenti. La prima porta al terrorismo di matrice interna legato alla destra militante. Ferdinando Fasce americanista dell’Università di Genova:

"Ci sono alcuni elementi, che sono intanto l’anniversario dell’attentato di Oklahoma City e, in secondo luogo, l'aspetto della coincidenza con la data della giornata del pagamento delle tasse. Sotto questo profilo, uno degli argomenti più usati dalle forze dell’estrema destra – che in certi casi arrivano fino a queste forme militanti – è proprio il radicale antifiscalismo, il radicale rifiuto della fiscalità federale".

L’altra pista, quella esterna, collega l’attentato a gruppi islamisti. Su questa ipostesi investigativa, si sofferma, al microfono di Amedeo Lomonaco, il giornalista Paolo Mastrolilli, americanista del quotidiano ‘La Stampa’:

"Al Qaeda generalmente operava in maniera diversa da quella che abbiamo visto a Boston. Naturalmente, questo non esclude che l’operazione abbia operato – come si dice – in franchising, cioè affidandosi a gruppi, a persone che si trovano già negli Stati Uniti, a cittadini americani solidali con la causa di al Qaeda. C’è anche la possibilità che al Qaeda abbia deciso di cambiare le proprie tattiche, adeguandosi alla situazione e anche a quello che, operativamente e in questo momento, può fare".

Le indagini, dunque, proseguono a tutto campo per trovare i responsabili del duplice attacco. Emanuela Campanile ne ha parlato con Chad Miner, segretario dell’Ambasciata degli Stati Uniti presso la Santa Sede:RealAudioMP3

R. – Le autorità federali e locali stanno conducendo le indagini, cercando indizi utili. Vorrei, però, esprimere le condoglianze da parte dell’Ambasciata degli Stati Uniti presso la Santa Sede per le vittime e per le loro famiglie. Condividiamo con loro le nostre preghiere e con il popolo della città di Boston. E’ stato un giorno veramente molto doloroso per i cittadini di Boston e per i cittadini statunitensi.

D. – C’è stata anche una mobilitazione, come si sentiva dal discorso di Obama, delle forze di primo soccorso...

R. – Sì, abbiamo letto che una delle vittime è stata un bimbo di otto anni. Apprezziamo anche il messaggio di Papa Francesco al cardinale O’ Malley: che il popolo di Boston e degli Stati Uniti – come ha detto il Papa – affrontino questo male con coraggio e bontà.

D. – Pensavamo che l’11 settembre, comunque, fosse stato un appuntamento irripetibile, ma la paura sembra tornare con una violenza inaudita...

R. – Ancora non si sa perché Boston e chi ha compiuto questo atto. Scopriremo, però, il responsabile e la ragione. I responsabili sentiranno la forza della giustizia. Il terzo lunedì di ogni aprile è festa in Massachusetts, il giorno dei patrioti, il giorno che ci fa capire perché Boston è così importante per gli Stati Uniti. Una festa che esprime l’anima indipendente della città. E’ conosciuta, infatti, da tutti gli americani per il famoso “Boston Tea Party”, quando i Figli della Libertà, nel 1773, protestando contro tasse inique, gettarono nel porto di Boston una grande quantità di the, distruggendolo. E due anni dopo, vicino a Boston, a Lexington, si spararono i primi proiettili della nostra guerra rivoluzionaria. Boston per tanti americani è la città dove è nata la storia della nostra indipendenza.

D. – E’ anche commovente la capacità che gli Stati Uniti hanno di fare fronte comune davanti ad un evento così drammatico...

R. – Credo che il popolo di Boston e il popolo degli Stati Uniti abbiano la risolutezza e il coraggio di affrontare tutto questo, di unirsi contro un atto di violenza di questo genere, che tocca non solo le vittime e le famiglie delle vittime, ma tutti i cittadini statunitensi.

A essere colpita, lunedì scorso, è stata dunque la maratona più antica degli Stati Uniti e anche quella più amata, che ogni anno porta a Boston migliaia di atleti da tutto il mondo. Nonostante la paura, i tre morti e gli oltre 170 feriti, l'amore per lo sport con il suo desiderio di ritrovarsi insieme non tramonterà mai: lo afferma e ribadisce Stefano Baldini, campione olimpico Atene 2004. L’intervista è di Emanuela Campanile:RealAudioMP3

R. - Per gli americani, Boston è “la" maratona. È la vera maratona degli americani tanto che, televisivamente parlando, è il secondo evento dell’anno per importanza dopo il "Super Bowl" di football. Quindi, è comunque il sogno per tutti gli americani che corrono. Ed è questo probabilmente il motivo per cui è stata scelta proprio la maratona di Boston come momento di protesta, che non si può condividere, ma che ha provocato purtroppo un grande disastro. Penso che il mondo continuerà a correre, e correre ancora più forte già a partire da domenica prossima, quando a Londra 40 mila persone affronteranno la maratona che in Europa registra i numeri più alti. Quindi, è soprattutto perché in tantissime di queste gare - Londra in particolare - si corre per beneficienza e la gente non si ferma. La gente ha voglia di correre, di impadronirsi, almeno per un giorno, di una città che normalmente è occupata da automobili e da mezzi che producono inquinamento. La maratona invece produce benessere, cultura e anche tanta salute.

D. – Come si può definire la maratona?

R. – La maratona è lo sport più democratico in assoluto, perché permette a persone di tutti i livelli - dai super campioni al più lento degli amatori - di poter partire dalla stessa linea e gareggiare sullo stesso percorso, davanti allo stesso pubblico e tagliare lo stesso traguardo. Ed è la stessa emozione, sia che per coloro che ci impiegano due ore, sia per quelli che impiegano quattro, cinque o sei ore. Per questo motivo, in questo momento, correre va tanto di moda, è bello ed è alla portata di tutti.







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