Tensione in Venezuela. Appello alla pace da parte del neo presidente Maduro
E' di almeno 7 morti e 61 feriti il bilancio degli scontri che si sono verificati
in Venezuela nel post elezioni. Migliaia di persone sono scese in strada in diverse
città per chiedere una verifica dei risultati delle elezioni di domenica, vinte con
una differenza di consensi non rilevante da Nicolas Maduro. Il neo presidente venezuelano
aveva fatto appello lunedì sera alla mobilitazione "in tutto il Paese" contro le proteste
lanciate dai sostenitori dell'opposizione. Il servizio è di Francesca Ambrogetti:
Clima di grande
tensione e durissimo confronto in Venezuela. Il Consiglio nazionale elettorale ha
proclamato ieri sera presidente Nicolas Maduro, l’erede e delfino di Hugo Chávez.
Una decisione illegittima, secondo il candidato dell’opposizione che non accetta il
risultato che lo dà perdente per uno strettissimo margine, nelle prime elezioni dopo
la morte del carismatico leader bolivariano. Henrique Capriles insiste nel denunciare
irregolarità e brogli, ed esige il riconteggio di tutti i voti emessi. Una richiesta
avallata dall’Organizzazione degli Stati Americani e da Washington, accusati dal governo
di ingerenza ma respinta decisamente dal consiglio elettorale. Il candidato all’opposizione,
che comunque ha formato la sua leadership, ha chiesto ai sostenitori di esprimere
la protesta e si sono verificati anche alcuni incidenti con la polizia. Maduro, che
verrà insediato venerdì prossimo, ha chiesto la pacifica mobilitazione del popolo
per appoggiare la rivoluzione bolivariana, e ha accusato l’opposizione di tramare
un colpo di stato per far tornare il Venezuela sotto il controllo dell’imperialismo.
Vittoria di misura, dunque, per Nicolas Maduro, delfino di Chavez, che ha
ottenuto il 50,66% dei voti nelle presidenziali di domenica mentre lo sfidante Henrique
Capriles ha raccolto il 49,07% dei consensi. Una differenza minima che ha indotto
lo stesso Capriles a chiedere il riconteggio delle schede mentre Maduro ha parlato
di una vittoria “giusta, legale e costituzionale”. Il riconteggio potrà tuttavia cambiare
l'esito annunciato? Benedetta Capelli ha girato la domanda a Loris Zanatta,
docente di Storia dell’America Latina all’università di Bologna:
R. – Il problema
del riconteggio chiesto da Capriles, che è perfettamente comprensibile, è dovuto al
fatto che il governo del Venezuela, sotto Chavez, ha preso il controllo assoluto di
tutti gli organi che noi chiamiamo di garanzia, tra cui il Consiglio nazionale elettorale.
Insomma, l’organo che deve vegliare sulla correttezza delle elezioni è un organo di
parte e quindi sarà molto difficile che il riconteggio dei voti possa essere trasparente. D.
– E’ un Paese che esce diviso da questo voto? R. – Il Venezuela è un Paese drammaticamente
spaccato dall’ascesa di Chavez in poi e naturalmente da questo voto esce altrettanto
diviso. Certo, il risultato ha un vincitore e uno sconfitto e paradossalmente il vincitore
è lo sconfitto: il vincitore, Nicolas Maduro, pare avere i numeri per esercitare la
presidenza della Repubblica, ma in realtà ha subito una sonora sconfitta. Per un regime
politico che vuole una rivoluzione, e che conquista a malapena il 50% dei voti, pur
controllando tutte le risorse politiche del Paese, è decisamente un fallimento. D.
– Colpisce, infatti, il risultato di Capriles che, rispetto alle scorse presidenziali,
ha addirittura incrementato di cinque punti. E allora, come leggere questo dato? R.
– Il dato sta in diverse questioni. La prima è più evidente e ci dice che i risultati
della cosiddetta rivoluzione "chavista" non sono affatto risultati straordinari, tutt’altro.
Vale a dire che il Venezuela rimane un Paese con condizioni economiche drammatiche,
con difficoltà di rifornimento di beni di prima necessità, con un elevatissimo tasso
di criminalità, inflazione alle stelle e potrei continuare. Quindi, sicuramente c’è
uno scontento generale molto grande. Naturalmente, poi, Nicolas Maduro non è Hugo
Chavez. Infine, Henrique Capriles è stato capace di sviluppare un discorso politico
moderato che va verso la riconciliazione del Paese e infatti ha conquistato moltissimi
voti anche di ex-chavisti ed è andato a conquistare voti nei ceti popolari che avevano
sempre votato Chavez. D. – Ha cavalcato poi alcune politiche sociali che avevano
però dato il loro frutto in Venezuela… R. – Sicuramente, hanno dato il loro frutto,
anche se non il frutto proporzionato alla grande quantità di ricchezza che il Venezuela
ha potuto governare in questi anni. Quella ricchezza, però, avrebbe potuto essere
usata in maniera molto più razionale, molto più sostenibile nel tempo. D. – Ci
sono molte sfide che il nuovo presidente dovrà affrontare, come l’inflazione molto
alta. Eppure, è il Venezuela un Paese che ha dalla sua parte notevoli ricchezze petrolifere.
E’ veramente un paradosso in questo senso… R. – In questo, il governo di Chavez
ha fatto quello che avevano fatto i governi democratici venezuelani quando il petrolio
era alle stelle, negli anni Settanta, e cioè si è trovato con un’enorme ricchezza
tra le mani e ciò che ha fatto è stato spendere, spendere, spendere senza badare agli
equilibri macro-economici, senza badare alla sostenibilità del suo modello. Penso,
comunque, che al di là della grande crisi economica, Nicolas Maduro avrà un altro
problema, e il problema sarà che lui diventa presidente ma è un presidente "azzoppato":
un po’ perché su di lui c’è l’ombra della frode elettorale e un po’ perché all’interno
dello stesso movimento chavista, soprattutto i militari che sono i più potenti nel
chavismo, faranno sentire la loro potenza.