2013-04-16 14:18:45

Seminario sulle radio digitali: finita l''epoca delle onde, il futuro è Dab


Concluso a Riva del Garda il primo Seminario sull'esperienza della radio digitale in Europa e Italia. Promosso dalla Provincia di Trento, in collaborazione con Trentino Network, la prima regione italiana a sperimentare la radio digitale, e il club Dab Italia, il Seminario ha analizzato presente e futuro del settore. Gran Bretagna, Norvegia, Svizzera e Germania sono Paesi dove la radio digitale è ormai una realtà. Italia e Francia le prossime tappe europee per il Dab+, un sistema che trasforma la radio in una tecnologia ibrida, con possibilità di ascolto di emittenti in FM, Dab+ e WiFi da web. Luca Collodi ne ha parlato a margine del seminario di Riva del Garda con Paolo Guana, ricercatore e imprenditore della radio digitale.RealAudioMP3

R. - Il Dab (Digital Audio Broadcasting) rappresenta un’esperienza quasi indispensabile per l’utente di oggi, in quanto è un nuovo modo di ascoltare musica molto simile alla qualità del Cd, dove viene molto facilitata soprattutto la ricerca delle stazioni che non avviene più con dei numeri, ma avviene semplicemente attraverso il nome.

D. - Quando si ascolta la radio via Dab, le persone spesso sono incerte su cosa significhi e su come si ascolti…

R. - Con il Dab+ si riesce ad avere molte più stazioni sulla stessa antenna trasmissente, con un notevole risparmio energetico e quindi in maniera molto ecologica. La varietà dei programmi può essere estremamente ampliata.

D. - Per ascoltare una radio in Dab, non solo musica ma anche parlato, servono però delle radio nuove rispetto a quelle che oggi sono in commercio…

R. - Sì. Stiamo parlando di radio digitali, però la caratteristica obbligatoria di tutte le radio digitali deve esser sempre anche la buona, cara vecchia FM, in maniera da poter sempre ascoltare quelle che sono le novità - quindi i nuovi programmi - ma anche il programma locale della “radio amica”.

D. - Spesso, non è facile reperire ancora queste radio sul mercato italiano, mentre all’estero queste radio vanno ormai per la maggiore…

R. - Questo è dovuto al fatto che in Italia la regolamentazione impone il produttore la modifica dei ricevitori. Comunque, possiamo dire che oltre 50 modelli sono in distribuzione in quasi tutti i negozi ed in quasi tutte le città d’Italia. E poi, c’è sempre Internet.

D. - Qual è la situazione ad oggi delle radio in Dab, lo sviluppo di questa radiofonia…

R. - Più che altro, è il consumatore che sta decidendo il trend. Noi ci aspettiamo di vedere i ricevitori per la radio digitale in tutti gli smartphone e nei cellulari, nelle autovetture nel giro di pochissimo tempo. Non si tratta quindi tanto di un problema di radio a casa, dove comunque c’è Internet, ma è soprattutto un problema di radio e di dati in movimento. La radio digitale permette di fruire di tantissimi dati, soprattutto utili alla navigazione in sicurezza in auto, e al contempo di approfondire argomenti tramite un collegamento bluetooth o via cellulare. Questa si chiama “radio ibrida”. Quindi, il futuro è della “radio ibrida”.

D. - Il Dab è un’opportunità per i grandi network, le emittenti commerciali, o anche per le radio comunitarie e per le radio locali?

R. - Il Dab è un’opportunità un po’ per tutti: sicuramente i grandi network, soprattutto se riuniti in consorzio, hanno risparmi enormi. Per la radio locale, c’è la possibilità di fare dei contenuti innovativi, fare sperimentazione e approcciare il consumatore in modo decisamente innovativo.

D. - Quindi, la radio Dab sarà in stretto contatto anche con lo sviluppo della rete di internet…

R. - Assolutamente sì. Le due cose vanno di paro passo, non c’è una conflittualità tra la radio Dab e la radio Internet, anzi c’è una sinergia molto profonda. In più, non dimentichiamoci che il Dab porta anche testi che scorrono e immagini che girano. Un’esperienza molto più ricca.

D. - La situazione delle radio digitali in Europa e in Italia è molto differente?

R. - Assolutamente sì. Questo è dovuto al fatto che all’estero ci sono gli operatori di rete - società che si occupano di mettere “in aria” i segnali - e le radio fanno i contenuti. Quindi, cambiare o innovare all’estero diventa molto semplice. In Italia la competizione è fatta da editori che si occupano anche della messa in onda, quindi la situazione in Italia è molto più frammentata e molto più complessa. Di certo, in Inghilterra ci aspettiamo per la fine dell’anno la data di spegnimento delle FM, per quanto riguarda i grandi network; la Norvegia ha già deciso lo spegnimento delle FM per il 2017. Ci sono tanti Paesi che stanno seguendo questo trend, per esempio la radio digitale in Svizzera è già arrivata ad oltre un milione di ricevitori con una penetrazione decisamente importante e la Germania la sta seguendo a ruota. In Italia siamo messi piuttosto bene: abbiamo una copertura di tutto il Nord Italia - tutto l’asse autostradale, dal Brennero fino a Torino, da Venezia fino a Rimini - con una trentina di programmi, poi c’è logicamente Roma, Napoli ed altre città. Però c’è tanta voglia di innovazione e voglia di fare.

D. - Quindi cambierà il modo di ascoltare la radio. Radio digitale, Internet e sparirà l’onda media e l’onda corta…

R. - Diciamo che l’onda media e l’onda corta sono stati rimpiazzate da Internet, nel senso che le web radio assolvono a quella che è l’esigenza di ascoltare in Italia programmi giapponesi, piuttosto che quelli delle Isole di Tonga...

D. - Quindi FM e radio digitale saranno il futuro dell’ascolto della radio in Italia, oltre al web, alla rete…

R. - Sicuramente sì.







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