Migrazioni, tra dialogo e crisi finanziaria. Mons. Tomasi: "Coinvolte oltre un miliardo
di persone"
Il fenomeno delle migrazioni richiede l'inizio di un dialogo tra le civiltà. Questa
è stata una delle conclusioni del convegno “Dialogo interculturale e migrazioni” che
si è svolto lunedì alla Pontificia Università Lateranense, con la partecipazione,
tra gli altri, di mons. Silvano Maria Tomasi, rappresentante permanente della Santa
Sede presso l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni. Ascoltiamo il servizio
di Davide Maggiore:
“Favorire l’idea
di un diritto internazionale capace di operare una riconciliazione”: con questo auspicio
il rettore dell’Università Lateranense, mons. Enrico Dal Covolo ha aperto il convegno.
“La mobilità umana - ha ricordato ancora mons. Dal Covolo – riguarda persone, che
attendono atteggiamenti solidali e capacità di accoglienza secondo giustizia”. Grande
attenzione è andata al ruolo giocato dalla globalizzazione nei fenomeni migratori,
un argomento su cui si è soffermato in particolare il direttore generale dell’Organizzazione
internazionale per le migrazioni, l’ambasciatore William Lacy Swing:
"We
live in an era of unprecedented human mobility: there are more … Viviamo
in un’era di mobilità umana senza precedenti: più che in ogni altra epoca della storia,
ci sono tantissime persone in movimento, persone che attraversano i confini o si spostano
anche soltanto all’interno dei loro stessi Paesi. Il secondo punto è che purtroppo
in molti Paesi c’è stata una reazione al contrario, che quindi ha reso difficile gli
spostamenti, sostanzialmente a causa della crisi finanziaria globale, delle misure
anti-terrorismo originate dagli attentati dell’11 settembre e poi anche a causa delle
difficoltà create dalla disoccupazione giovanile."
È quindi essenziale,
ha proseguito l’ambasciatore, dialogare e incidere sull’opinione pubblica per mostrare
che nella storia le migrazioni sono state un fenomeno positivo. Nel confrontarsi con
esso, la Chiesa ha avuto e continua ad avere un ruolo fondamentale. Così lo ha descritto
l’ambasciatore Swing:
"The Church has a very significant role to play: they
are very good partners … La Chiesa ha un ruolo molto importante; è un partner
significativo per tutti noi che lavoriamo nel campo delle migrazioni. Prima di tutto
porta un messaggio positivo, e cioè che dobbiamo aiutare le migrazioni, ma al tempo
stesso afferma la necessità di opporsi al traffico delle persone, e cerca anche di
proteggere le vittime del traffico, dando loro tutela e assistenza, e così via…"
Questo
elemento è stato sottolineato anche da mons. Silvano Tomasi:
“Molte
comunità religiose e altre organizzazioni cattoliche si sono impegnate e si stanno
impegnando continuamente a riscattare specialmente le donne e i bambini che sono oggetto
della tratta di persone provvedendo spazi dove possono essere accolti. Poi la sensibilizzazione
dell’opinione pubblica che viene fatta continuamente dalla Chiesa aiuta i governi
a provvedere misure che possano prevenire questo problema che anche dal punto di vista
economico è un affare che viene subito dopo la questione degli armamenti”.
Come
è stato ricordato durante il convegno, anche Papa Francesco ha più vote richiamato
l’attenzione su questi temi, definendo in particolare la tratta degli esseri umani
“la schiavitù più estesa” in questo secolo. Ascoltiamo ancora mons. Tomasi:
“Il
Santo Padre Francesco ha espresso già questa sua sensibilità verso questa categoria
enorme di persone: parliamo di più di un miliardo di persone tra migranti e rifugiati
migranti interni, persone vittime della tratta,. Quindi, è un settore strategico della
pastorale della Chiesa che deve essere sostenuto e che l’azione e la sensibilità umana
e cristiana del Santo Padre rafforzerà”.