2013-04-16 14:00:58

Centrafrica: calma apparente a Bangui dopo gli scontri tra popolazione e ribelli


“Calma precaria”. Così il quotidiano locale “Journal de Bangui” definisce la situazione della capitale della Repubblica Centrafricana. Un bilancio di 20 morti e decine di feriti è il triste epilogo di un fine settimana segnato da duri scontri a Bangui tra la popolazione locale e i ribelli. Il nuovo potere della ribellione Seleka ha svolto operazioni militari di recupero di armi e munizioni. Intanto - riporta l'agenzia Misna - si svuotano i quartieri della città, soprattutto Boy-Rabe e Ouango. Gli sfollati si trovano ora dall’altra riva del fiume Oubangui o all’Ospedale dell’Amicizia, altri hanno raggiunto la confinante Repubblica del Congo. Proprio a Boy-Rabe e Ouango è andato mons. Dieudonné Nzapalainga, arcivescovo di Bangui, denunciando: “Questi due quartieri sono completamente bloccati per le operazioni di sequestro delle armi in mano ad elementi incontrollati. Ma le operazioni sono andate fuori controllo. Ho visto di persona automobili riempite delle povere cose rubate alla popolazione che passano in bella vista di fronte a tutti per le strade della città”. Il vescovo - riferisce l'agenzia Fides - ha fatto un appello ai nuovi dirigenti: “I poveri sono già poveri non si può prendere anche quel poco che hanno. Chi ha preso ora il potere nel Paese deve prendersi le proprie responsabilità e fermare tutto questo”. Ha chiesto perdono alla nazione il neo presidente Michel Djotodia, accusando di nuovo il predecessore François Bozizé: “Ha distribuito armi, divise militari e machete ai propri sostenitori che ora uccidono la gente e se la prendono con elementi della Seleka”. A tre settimane dal colpo di stato è stato annunciato il dispiegamento di 1.000 elementi della Forza Multinazionale dell’Africa Centrale (Fomac). Il portavoce del ministero degli Esteri di Parigi, Phillippe Lalliot, ha espresso il pieno sostegno della Francia alla Comunità economica degli stati dell’Africa centrale, che si riunirà il 18 aprile a N’Djamena. Secondo il governo francese, l’organismo regionale “deve chiarire quanto prima, con il sostegno dell’Unione Africana, le condizioni di uscita di crisi e di una transizione consensuale”. E la soluzione politica consisterebbe nel ripartire dagli accordi di Libreville firmati l’11 gennaio 2013 tra la Seleka e l’amministrazione dell’ex presidente Bozizé. Secondo Lalliot, la transizione dovrà “creare un esercito, una polizia, una gendarmeria in grado di garantire la sicurezza delle persone e mettere in piedi un’amministrazione”. (E.S.)







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