20.mo del Catechismo: nel corpo e nell'anima dell'uomo c'è l'immagine di Dio
L'uomo è veramente se stesso solo in relazione con i suoi simili, poiché Dio stesso
- che lo ha creato a Sua immagine e somiglianza - è relazione all'interno della Trinità.
Su questo concetto si sofferma il gesuita, padre Dariusz Kowalczyk, nella 22.ma
puntata del suo ciclo di riflessioni dedicate al Nuovo Catechismo della Chiesa cattolica,
a 20 anni dalla sua pubblicazione:
La dignità dell’uomo
e della donna scaturisce dal fatto che sono creati “a immagine di Dio”. Il Catechismo
ci dice che “soltanto l’uomo è chiamato a condividere, nella conoscenza e nell’amore,
la vita di Dio” (n. 356). Le altre creature, p.es. i bellissimi uccelli o i nostri
cani, simpatici e fedeli, lodano Dio con la loro stessa esistenza, ma non sono capaci
di conoscerlo ed amarlo. Esse rispecchiano la grandezza del Creatore, ma non sono
creati alla sua immagine.
Cosa vuol dire essere creati a immagine di Dio? E
molto interessante che nel libro della Genesi si legge: “E Dio disse: Facciamo l’uomo
a nostra immagine” (1,26). Abbiamo qui il verbo “facciamo” – al plurale. Alcuni Padri
della Chiesa vedevano qui un dialogo intimo fra le Persone divine. Siamo dunque creati
all’immagine della comunione trinitaria: del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”.
Questo vuol dire che diventiamo le persone umane soltanto in relazione con altri.
Nessuno potrebbe essere uomo senza relazionarsi con l’altro. Non c’è personalità senza
il suo aspetto sociale.
L’espressione “a immagine di Dio” può essere riferita
anche al Mistero del Verbo, in cui trova vera luce il mistero dell’uomo. Dio creando
l’uomo e la donna vide Gesù Cristo, il Figlio incarnato. In Gesù infatti si rivela
l’uomo nella sua pienezza. “Il secondo Adamo [cioè Cristo] plasmò – come disse san
Pietro Crisologo – il primo Adamo e gli impresse la propria immagine” (CCC 359).
La
persona umana è l’unità dell’anima e del corpo, cioè dello spirito e della materia.
Alla dignità dell'“immagine di Dio” partecipa non soltanto l’anima, ma anche il corpo,
destinato alla risurrezione come corpo celeste. Allora, “non è lecito all’uomo disprezzare
la vita corporale” (CCC 364). Dio vuole salvare tutto l’uomo con la sua dimensione
spirituale, ma anche quella corporea.