Viterbo, emergenza acqua potabile. Associazione Medici per l'Ambiente: le istituzioni
intervengano
A Viterbo prosegue l’emergenza acqua con livelli di arsenico oltre la soglia. E nei
giorni scorsi sono giunti alcuni dati sulla salute: in città e in 16 comuni limitrofi
la concentrazione di arsenico nell’organismo è oltre il doppio rispetto a quello rilevato
nella popolazione generale, cioè 200 nanogrammi per grammo contro gli 82. A fare il
punto è uno studio condotto dall’Istituto superiore di Sanità. Un invito a non cedere
all’allarmismo è arrivata dal ricercatore dell’Iss, Francesco Cubabba. «È una vera
emergenza, per la cui soluzione non si può più aspettare», ha detto il ministro della
Salute, Renato Balduzzi. Per fare il punto sulla situazione Debora Donnini
ha sentito la dottoressa Antonella Litta, referente per la provincia di Viterbo
dell’Associazione Medici per l’ambiente:
R. - Qui noi
parliamo di dieci anni ed oltre, in cui la popolazione è stata sottoposta a valori
di arsenico - sostanza tossica e cancerogena - che per deroga ha potuto raggiungere
anche i 50 microgrammi per litro; quando invece questa sostanza dovrebbe essere pari
a zero o tendere allo zero. Bisognerebbe mettere in atto tutti gli interventi per
ridurre al massimo questa sostanza, proprio perché non esistono soglie di sicurezza.
Questa situazione potrebbe aver già determinato danni alle persone soprattutto dell’Alto
Lazio come ha dimostrato un altro studio dell’aprile del 2012 del Dipartimento di
Epidemiologia della Regione Lazio, che mostra che nei comuni dove sale il livello
di arsenico nelle acque - questo è uno studio che prende in esame soltanto la popolazione
adulta - cresce parallelamente il rischio di ammalarsi di patologie correlate all’esposizione
all’arsenico.
D. - Cosa chiedete, come Associazione Medici per l’Ambiente,
e a chi?
R. - Chiediamo a tutte le istituzioni - prima di tutto i comuni, sindaci,
Provincia, Regione - poi ovviamente al Ministero della Salute, che si intervenga immediatamente.
Quindi chiediamo che si facciano interventi, che purtroppo sono stati rimandati di
10 ani, che determinino la riduzione al massimo dei quantitativi di arsenico per tutta
la popolazione e per le industrie alimentari. Ma dato che questi risultati hanno accresciuto
la nostra preoccupazione - proprio da un punto di vista medico - chiediamo che siano
impiegate delle risorse per far partire immediatamente studi osservazionali sullo
stato di salute di queste popolazioni che sono state sottoposte a questa lunga esposizione
ad una sostanza tossica e cancerogena, come l’arsenico; che siano studi di osservazione
sullo stato di salute in particolare dei bambini e che si facciano degli studi di
prevenzione su quelle patologie per cui in queste aree ci si ammala di più.
D.
- Da cosa dipende la presenza di arsenico nell’acqua?
R. - La presenza di arsenico
in queste aree dipende da una struttura geologica, quindi è un contaminante naturale.
Quello su cui però dobbiamo ragionare è che il quantitativo di arsenico è estremamente
aumentato negli ultimi decenni, perché l’arsenico è ad esempio un prodotto delle combustioni
dei fossili. Fa parte purtroppo di quei rifiuti di lavorazioni industriali: sappiamo
quanto il Lazio sia stato colpito ed è colpito dal problema delle “ecomafie”, quindi
discariche abusive dove ritroviamo sempre l’arsenico.