2013-04-15 07:25:36

Venezuela: vittoria di misura di Maduro. Capriles rifiuta il risultato


Nicolas Maduro, delfino di Hugo Chavez e presidente ad interim venezuelano, ha vinto le elezioni presidenziali, ma d'un soffio: ha battuto il suo rivale, Henrique Capriles, con appena il 50,66% dei voti contro il 49,07 del suo rivale. Capriles rifiuta però di riconoscere la vittoria di Maduro e chiede il riconteggio di tutte le schede votate. A sorpresa la vittoria di Maduro è stata meno importante del previsto, appena 200mila voti il distacco: Maduro, di fatto designato da Chavez suo erede, aveva dominato i sondaggi ma sembra che Capriles abbia recuperato in dirittura d'arrivo. Capriles, governatore dello stato di Miranda, era stato sconfitto anche nelle elezioni presidenziali di ottobre che avevano confermato Chavez per il terzo mandato. A Caracas, Maduro nel suo primo discorso da capo dello Stato ha fatto appello alla pace e alla tolleranza.

In questo contesto di incertezza, le forze armate hanno assicurato che garantiranno l'esito del voto. Sono dunque molte le sfide che il nuovo presidente dovrà affrontare come sottolinea, al microfono di Benedetta Capelli, ascoltiamo Roberto Da Rin, esperto di America Latina de “Il Sole 24 ore”:RealAudioMP3

R. – Le sfide sono soprattutto dal punto di vista economico. Il Paese patisce un’inflazione molto alta, superiore al 30 per cento; rimane un Paese essenzialmente petrolifero e quindi tra i propositi mancati della gestione di Chavez c’è soprattutto quello di non aver saputo creare un tessuto economico forte. Il Paese, quindi, è rimasto sostanzialmente un Paese petrolifero, come lo era prima del suo arrivo alla presidenza. Lo svantaggio è che Chavez, in questi anni, ha scoraggiato buona parte degli investimenti internazionali e quindi l’industria petrolifera non si è sviluppata. Non a caso la produzione di greggio giornaliera è leggermente diminuita. La prima sfida, dunque, che il governo dovrà affrontare sarà quella di ammodernare gran parte degli impianti di estrazione petrolifera perché, diversamente, il Paese si troverà ad avere un ingresso decrescente di valuta estera, che è quella che gli garantisce la sopravvivenza.







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