Venezuela: vince Maduro ma Capriles non risconosce l'esito del voto
Il Venezuela ha scelto la continuità. Con quasi 300 mila voti di differenza, Nicolas
Maduro, delfino del presidente Chavez, ha conquistato la presidenza del Paese. Sconfitto
dunque Henrique Capriles – attestatosi sul 49% dei consensi – e che ha detto di non
riconoscere la vittoria del suo sfidante; una vittoria - ha dichiarato - viziata dai
brogli. Intanto a Caracas, Maduro nel suo primo discorso da capo dello Stato ha fatto
appello alla pace e alla tolleranza. Il servizio di Francesca Ambrogetti:
Nicolas Maduro,
erede del leader bolivariano scomparso, si è proclamato presidente ma il suo rivale
Henrique Capriles non ha riconosciuto la sconfitta e ha chiesto che vengano ricontrollati
tutti i voti uno per uno. Il consiglio elettorale aveva annunciato poco prima il risultato:
50,66 per cento per il candidato al governo e 49,07 per l’opposizione. Un risultato
non ancora definitivo ma irreversibile. Maduro ha annunciato comunque che la rivoluzione
entra in una nuova fase: “Correggeremo ciò che c’è da correggere - ha detto - ma la
rotta sarà sempre quella di un socialismo cristiano bolivariano”. Secondo il delfino
di Hugo Chavez, le elezioni sono state vinte nonostante la guerra economica e i sabotaggi
dell’opposizione e ha fatto un appello alla pace e all’unità per risolvere tra tutti
i problemi del Paese ma Henrique Capriles, forte di un risultato che nessuno si aspettava
- quasi tutti i sondaggi davano uno scarto minimo di 7 punti tra i due candidati -
ha detto che il grande sconfitto di queste elezioni è Maduro. Il suo governo è il
modello di Paese immaginato 14 anni fa da Hugo Chavez. Accusato dal suo rivale di
avergli proposto un fatto ha detto: “Sono un uomo di fede, solo scendo a patti con
Dio e con il popolo”. Ha ricordato che quasi un milione di elettori che nell’ottobre
scorso avevano votato il leader bolivariano sono passati dalla sua parte e che la
lotta politica in Venezuela è appena cominciata.
In questo contesto di incertezza,
le forze armate hanno assicurato che garantiranno l'esito del voto. Sono dunque molte
le sfide che il nuovo presidente dovrà affrontare come sottolinea, al microfono di
Benedetta Capelli, ascoltiamo Roberto Da Rin, esperto di America Latina
de “Il Sole 24 ore”:
R. – Le sfide
sono soprattutto dal punto di vista economico. Il Paese patisce un’inflazione molto
alta, superiore al 30 per cento; rimane un Paese essenzialmente petrolifero e quindi
tra i propositi mancati della gestione di Chavez c’è soprattutto quello di non aver
saputo creare un tessuto economico forte. Il Paese, quindi, è rimasto sostanzialmente
un Paese petrolifero, come lo era prima del suo arrivo alla presidenza. Lo svantaggio
è che Chavez, in questi anni, ha scoraggiato buona parte degli investimenti internazionali
e quindi l’industria petrolifera non si è sviluppata. Non a caso la produzione di
greggio giornaliera è leggermente diminuita. La prima sfida, dunque, che il governo
dovrà affrontare sarà quella di ammodernare gran parte degli impianti di estrazione
petrolifera perché, diversamente, il Paese si troverà ad avere un ingresso decrescente
di valuta estera, che è quella che gli garantisce la sopravvivenza.