Somalia: a Mogadiscio torna la paura dopo gli attacchi degli islamici di al Shabaab
Sale a 35 il numero delle vittime civili dell’attacco sferrato domenica al tribunale
di Mogadiscio. A rivendicare l’operazione sono gli insorti islamisti di al Shabaab.
Dahir Amin Jesow, parlamentare a capo di una commissione per la sicurezza, ha dichiarato
che il bilancio delle vittime potrebbe crescere, visto il numero dei feriti gravi.
Tra le vittime ci sarebbero tre operatori umanitari della Mezza Luna Rossa. A perdere
la vita nel corso dello scontro con le forze dell’ordine anche i nove attentatori.
Ieri mattina è stata portata avanti un’importante operazione nel corso della quale
sono state fermate più di 400 persone per essere interrogate. A dichiararlo all’Afp
è stato Mohamed Hassan, funzionario di polizia. Centinaia di militari e poliziotti
sono stati dispiegati nella città, e nelle arterie importanti sono stati disposti
degli sbarramenti, per fermare e perquisire i passeggeri dei veicoli in transito.
Domenica mattina, un commando armato ha fatto irruzione nella sede del tribunale.
I nove attentatori hanno assaltato il tribunale lanciando bombe e sparando una raffica
di pallottole. Poi l’esplosione di due autobombe. La prima, parcheggiata all’esterno
del palazzo di giustizia, è esplosa all’arrivo degli agenti di sicurezza; la seconda
esplosione si è verificata poco dopo lungo la strada che porta all’aeroporto, al passaggio
di un convoglio di operatori umanitari turchi, non lontano da un palazzo delle forze
di sicurezza. Questo è il peggior attacco degli ultimi mesi nella capitale somala,
dopo che l’Amisom, la coalizione di forze somale, keniote e caschi verdi dell’Unione
Africana, era riuscita ad arrestare l’avanzata dei ribelli antigovernativi. “I giovani”,
traduzione letterale di al Shabaab, si sono ritirati nei villaggi e nelle zone rurali,
da dove sono partiti attacchi mirati e attentati nelle principali città. “Un gesto
di disperazione dei terroristi - ha dichiarato il presidente Hassan Sheikh Mohamoud
– La Somalia progredisce e continuerà a progredire verso la pace e la stabilità”.
(A cura di Elisa Sartarelli)
Gli episodi accadono pochi giorni dopo il
riconoscimento del governo somalo da parte del Fondo Monetario Internazionale, per
l’avvio di finanziamenti destinati a risollevare il Paese distrutto da oltre 20 anni
di guerre civili. "E’ emblematico – ha detto il vescovo di Gibuti e amministratore
apostolico di Mogadiscio, che siano stati colpiti obiettivi simbolo". Su quanto accaduto,
Giancarlo La Vella ha intervistato Enrico Casale, esperto di Africa
della rivista dei Gesuiti “Popoli”:
R. – Considero
questo attentato una risposta all’eccessivo ottimismo, che circonda da qualche mese
la Somalia. Le milizie al-Shabaab erano state date per sconfitte dopo la loro cacciata
da Mogadiscio e la conquista da parte delle forze kenyane di Kisimayo. In realtà,
questi al-Shabaab che sono milizie fondamentaliste legate ad Al Qaeda, non sono state
sconfitte, ma si sono ritirate nelle zone rurali, dalle quali continuano ad organizzare
attentati contro il governo di Mogadiscio.
D. – Quali sono gli interessi che
gli al-Shabaab hanno in questo momento in Somalia?
R. – L’interesse principale
è il contrastare l’influenza delle potenze occidentali - penso soprattutto a Inghilterra,
Stati Uniti e Francia - nel Corno d’Africa. Questo viene portato avanti attraverso,
non tanto una guerra campale, perché in uno scontro aperto verrebbero di sicuro annientati,
ma attraverso questi sanguinosissimi attentati, che minano alla stabilità delle nuove
istituzioni somale. Ci sono voci, poi, che parlano di interessi nel settore petrolifero.
Probabilmente ci sono al largo delle coste somale grandi giacimenti collegati a quelli
della penisola araba. Quindi potrebbe esserci un interesse economico abbastanza grande.
A questo si aggiunge il fatto che la Somalia, comunque, controlla una delle rotte
commerciali più importanti del mondo, quella che conduce dall’Europa, attraverso il
canale di Suez, all’Asia.
D. – E’ importante, a questo punto, che la comunità
internazionale continui a dare credito al governo di Mogadiscio?
R. – Credo
che sia l’unica soluzione, altrimenti si ripiomberebbe nel caos che ha dominato la
Somalia negli ultimi 20 anni. Queste istituzioni, anche se non possiamo definirle
democratiche nel senso occidentale del termine, sono comunque istituzioni stabili,
riconosciute da gran parte dei clan somali e quindi potrebbero garantire un futuro.
La comunità internazionale non ha alternative che sostenerle economicamente e sostenerle
militarmente, attraverso l’appoggio della missione dell’Unione Africana, dell’Etiopia
e del Kenya.