2013-04-15 15:49:24

Grecia verso il salvataggio. Troika: bene attuazione del piano, ok aiuti a maggio


Si è conclusa positivamente la missione di revisione in Grecia da parte della troika Ue-Bce-Fmi, che parla di efficacia delle politiche economiche e di bilancio richieste per rispettare gli obiettivi del programma di assistenza finanziaria, per cui il mese prossimo dovrebbe arrivare il via libera alla prossima tranche di aiuti, pari a 2,8 miliardi di euro. Sul piano messo in campo per il salvataggio, Salvatore Sabatino ha intervistato Carlo Altomonte, docente di Economia Politica Europea presso l’Università Bocconi di Milano:RealAudioMP3

R. – La ricetta è quella brutale scelta dai partner europei: imporre, attraverso una grave e profonda recessione, un taglio del salario reale. I prezzi, quindi, scendono e i salari scendono più velocemente dei prezzi. Per quanto riguarda i settori che vengono venduti all’estero, il fatto che i prezzi interni scendano, li rendono più competitivi. La discesa dei salari, grazie alla disoccupazione, fa scendere il salario reale e, dunque, rende il costo del lavoro più basso in Grecia. Dopo anni di questa cura, quindi, pian pianino la Grecia si riprenderà.

D. – Infatti, nel documento della troika si parla di graduale ritorno alla crescita già nel 2014. Questa ricetta, però, ha creato non pochi problemi alla popolazione greca...

R. – Questa è una ricetta ovviamente pesantissima da un punto di vista sociale, che fa schizzare verso l’alto disoccupazione, manda in povertà ampie fasce della popolazione stessa e, in qualche modo sicuramente, aumenta le disparità all’interno del Paese. Al momento, però, è anche l’unica ricetta che sentiamo arrivare da Bruxelles.

D. – Atene, a questo punto, può dirsi salva?

R. – Lo dico già da un po’ che mi pare che ormai la decisione politica di salvare la Grecia sia stata presa più di un anno fa. Il problema è stato di come "vendere" questa decisione politica ai cittadini tedeschi, onde evitare che questo avesse delle conseguenze negative per le prospettive di rielezione della cancelliera Merkel. Quando l'elezione avrà luogo, a quel punto la Grecia avrà un percorso più morbido davanti.

D. – Il salvataggio della Grecia, come ha detto anche lei, passa attraverso questo piano “lacrime e sangue” e ora si aprono crisi anche in altri Paesi. Può essere applicato un piano del genere anche ad altre nazioni, che stanno vivendo lo stesso disagio?

R. – Di fatto è il piano che è stato applicato in Portogallo ed il piano che è stato applicato in Irlanda, con la differenza che l’Irlanda ha un’economia molto flessibile, molto aperta ai conti con l’estero. Il settore pubblico irlandese ha volontariamente accettato senza un giorno di sciopero il 20% di taglio del salario, accettando dei salari che nel Paese non erano sostenibili. Molto più difficile e lungo è l’aggiustamento del Portogallo, anche se oggettivamente nessuno dei due Paesi era nella condizione di default grave in cui si trovava l’economia ellenica.

D. – Era, secondo lei, l’unica strada percorribile questa?

R. – No, assolutamente no, perché il punto che continuiamo a non capire è che non è solo un problema di distribuzione media dei prezzi e dei salari, ma è anche un problema di riallocazione dei salari e dei prezzi all’interno dei settori. Tagliando il salario medio e il livello dei prezzi medi, imponiamo un costo a tutte le imprese e a tutti i cittadini. Eppure, noi abbiamo degli spazi di margine dentro l’economia: avremmo potuto mischiare meglio il lavoro con le imprese, i migliori lavoratori con le migliori imprese, riallocando meglio l’incontro tra imprese e lavoratori, rendendo più flessibile il mercato del lavoro, guadagnando in produttività attraverso riforme dal lato dell’offerta e non attraverso la compressione della domanda, e consentendo poi il tempo necessario che queste riforme abbiano luogo, perché ovviamente l’impatto sul deficit non sarebbe immediato... Probabilmente per la Grecia fino ad un certo punto non si poteva fare, perché la situazione nel Paese era davvero disperata. Ho paura, però, che se passa la ricetta greca e si dice che quella è la ricetta vincente, allora andremo ad imporre dei costi sociali insostenibili per tutti i Paesi che entrano in crisi. Secondo me, dobbiamo ancora lavorare sul migliorare l’efficienza di questo tipo di ricette di riforma, per minimizzare evidentemente i costi a carico della popolazione.







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