Grecia verso il salvataggio. Troika: bene attuazione del piano, ok aiuti a maggio
Si è conclusa positivamente la missione di revisione in Grecia da parte della troika
Ue-Bce-Fmi, che parla di efficacia delle politiche economiche e di bilancio richieste
per rispettare gli obiettivi del programma di assistenza finanziaria, per cui il mese
prossimo dovrebbe arrivare il via libera alla prossima tranche di aiuti, pari
a 2,8 miliardi di euro. Sul piano messo in campo per il salvataggio, Salvatore
Sabatino ha intervistato Carlo Altomonte, docente di Economia Politica
Europea presso l’Università Bocconi di Milano:
R. – La ricetta
è quella brutale scelta dai partner europei: imporre, attraverso una grave e profonda
recessione, un taglio del salario reale. I prezzi, quindi, scendono e i salari scendono
più velocemente dei prezzi. Per quanto riguarda i settori che vengono venduti all’estero,
il fatto che i prezzi interni scendano, li rendono più competitivi. La discesa dei
salari, grazie alla disoccupazione, fa scendere il salario reale e, dunque, rende
il costo del lavoro più basso in Grecia. Dopo anni di questa cura, quindi, pian pianino
la Grecia si riprenderà.
D. – Infatti, nel documento della troika si
parla di graduale ritorno alla crescita già nel 2014. Questa ricetta, però, ha creato
non pochi problemi alla popolazione greca...
R. – Questa è una ricetta ovviamente
pesantissima da un punto di vista sociale, che fa schizzare verso l’alto disoccupazione,
manda in povertà ampie fasce della popolazione stessa e, in qualche modo sicuramente,
aumenta le disparità all’interno del Paese. Al momento, però, è anche l’unica ricetta
che sentiamo arrivare da Bruxelles.
D. – Atene, a questo punto, può dirsi
salva?
R. – Lo dico già da un po’ che mi pare che ormai la decisione politica
di salvare la Grecia sia stata presa più di un anno fa. Il problema è stato di come
"vendere" questa decisione politica ai cittadini tedeschi, onde evitare che questo
avesse delle conseguenze negative per le prospettive di rielezione della cancelliera
Merkel. Quando l'elezione avrà luogo, a quel punto la Grecia avrà un percorso più
morbido davanti.
D. – Il salvataggio della Grecia, come ha detto anche lei,
passa attraverso questo piano “lacrime e sangue” e ora si aprono crisi anche in altri
Paesi. Può essere applicato un piano del genere anche ad altre nazioni, che stanno
vivendo lo stesso disagio?
R. – Di fatto è il piano che è stato applicato in
Portogallo ed il piano che è stato applicato in Irlanda, con la differenza che l’Irlanda
ha un’economia molto flessibile, molto aperta ai conti con l’estero. Il settore pubblico
irlandese ha volontariamente accettato senza un giorno di sciopero il 20% di taglio
del salario, accettando dei salari che nel Paese non erano sostenibili. Molto più
difficile e lungo è l’aggiustamento del Portogallo, anche se oggettivamente nessuno
dei due Paesi era nella condizione di default grave in cui si trovava l’economia ellenica.
D.
– Era, secondo lei, l’unica strada percorribile questa?
R. – No, assolutamente
no, perché il punto che continuiamo a non capire è che non è solo un problema di distribuzione
media dei prezzi e dei salari, ma è anche un problema di riallocazione dei salari
e dei prezzi all’interno dei settori. Tagliando il salario medio e il livello dei
prezzi medi, imponiamo un costo a tutte le imprese e a tutti i cittadini. Eppure,
noi abbiamo degli spazi di margine dentro l’economia: avremmo potuto mischiare meglio
il lavoro con le imprese, i migliori lavoratori con le migliori imprese, riallocando
meglio l’incontro tra imprese e lavoratori, rendendo più flessibile il mercato del
lavoro, guadagnando in produttività attraverso riforme dal lato dell’offerta e non
attraverso la compressione della domanda, e consentendo poi il tempo necessario che
queste riforme abbiano luogo, perché ovviamente l’impatto sul deficit non sarebbe
immediato... Probabilmente per la Grecia fino ad un certo punto non si poteva fare,
perché la situazione nel Paese era davvero disperata. Ho paura, però, che se passa
la ricetta greca e si dice che quella è la ricetta vincente, allora andremo ad imporre
dei costi sociali insostenibili per tutti i Paesi che entrano in crisi. Secondo me,
dobbiamo ancora lavorare sul migliorare l’efficienza di questo tipo di ricette di
riforma, per minimizzare evidentemente i costi a carico della popolazione.