Attentati in Somalia: gli Al Shabaab vogliono fermare l'appoggio al governo della
comunità internazionale
Torna il terrore in Somalia. Sono almeno 34 le vittime degli attentati che hanno insanguinato
ieri la capitale Mogadiscio. Le azioni terroristiche, che hanno preso di mira il tribunale,
un edificio della sicurezza e un convoglio umanitario turco, sono state rivendicate
dal gruppo fondamentalista degli Al Shabab. Gli episodi accadono pochi giorni dopo
il riconoscimento del governo somalo da parte del Fondo Monetario Internazionale,
per l’avvio di finanziamenti destinati a risollevare il Paese distrutto da oltre 20
anni di guerre civili. E’ emblematico – ha detto il vescovo di Gibuti e amministratore
apostolico di Mogadiscio, che siano stati colpiti obiettivi simbolo. Su quanto accaduto,
Giancarlo La Vella ha intervistato Enrico Casale, esperto di Africa
della rivista dei Gesuiti “Popoli”:
R. – Considero
questo attentato una risposta all’eccessivo ottimismo, che circonda da qualche mese
la Somalia. Le milizie al-Shabaab erano state date per sconfitte dopo la loro cacciata
da Mogadiscio e la conquista da parte delle forze kenyane di Kisimayo. In realtà,
questi al-Shabaab che sono milizie fondamentaliste legate ad Al Qaeda, non sono state
sconfitte, ma si sono ritirate nelle zone rurali, dalle quali continuano ad organizzare
attentati contro il governo di Mogadiscio.
D. – Quali sono gli interessi che
gli al-Shabaab hanno in questo momento in Somalia?
R. – L’interesse principale
è il contrastare l’influenza delle potenze occidentali - penso soprattutto a Inghilterra,
Stati Uniti e Francia - nel Corno d’Africa. Questo viene portato avanti attraverso,
non tanto una guerra campale, perché in uno scontro aperto verrebbero di sicuro annientati,
ma attraverso questi sanguinosissimi attentati, che minano alla stabilità delle nuove
istituzioni somale. Ci sono voci, poi, che parlano di interessi nel settore petrolifero.
Probabilmente ci sono al largo delle coste somale grandi giacimenti collegati a quelli
della penisola araba. Quindi potrebbe esserci un interesse economico abbastanza grande.
A questo si aggiunge il fatto che la Somalia, comunque, controlla una delle rotte
commerciali più importanti del mondo, quella che conduce dall’Europa, attraverso il
canale di Suez, all’Asia.
D. – E’ importante, a questo punto, che la comunità
internazionale continui a dare credito al governo di Mogadiscio?
R. – Credo
che sia l’unica soluzione, altrimenti si ripiomberebbe nel caos che ha dominato la
Somalia negli ultimi 20 anni. Queste istituzioni, anche se non possiamo definirle
democratiche nel senso occidentale del termine, sono comunque istituzioni stabili,
riconosciute da gran parte dei clan somali e quindi potrebbero garantire un futuro.
La comunità internazionale non ha alternative che sostenerle economicamente e sostenerle
militarmente, attraverso l’appoggio della missione dell’Unione Africana, dell’Etiopia
e del Kenya.