2013-04-14 09:41:52

Presidenziali in Venezuela, sfida tra Maduro, delfino di Chavez, e Capriles, leader dell'opposizione


Venezuela ieri al voto per le elezioni presidenziali, le prime dopo l’era Chavez, scomparso lo scorso 5 marzo. Sono poco meno di 19 milioni i venezuelani chiamati alle urne per scegliere tra il favorito Nicolas Maduro, delfino di Chavez, ed Henrique Capriles, candidato unico dell’opposizione che, alle elezioni dello scorso ottobre, raccolse il 44% dei consensi. Ma che campagna elettorale è stata quella appena conclusa? Benedetta Capelli ne ha parlato con Roberto Da Rin, esperto di America Latina de “Il Sole 24 ore”:RealAudioMP3

R. – E’ stata una campagna elettorale breve ma intensa, in cui la presenza di Chavez aleggiava su tutto il Venezuela. Non solo il candidato del governo Maduro, vicepresidente del Paese, ma anche il candidato dell’opposizione hanno rivendicato un’eredità di Chavez. Certamente l’oppositore Capriles è stato un’anti-chavista per molti anni ma ora anche l’opposizione venezuelana si è resa conto che non può trascurare una parte importante dell’elettorato, quello più povero, che ha beneficato dei programmi sociali di Chavez per molti anni. Ecco perché in qualche modo il chavismo sopravviverà a Chavez.

D. – Maduro si propone come il successore di Chavez, mentre Capriles – come detto - non rinnega il chavismo, si propone però come l’uomo in grado di attuare il modello brasiliano...

R. – Esatto. Questo è un punto importante. Capriles, l’oppositore, in verità è un liberista ma si è reso conto che il Paese è cambiato: un Paese di 26 milioni di abitanti, di cui almeno 10 milioni continuano ad essere poveri. Qualsiasi candidato, quindi, anche un candidato liberista, non può rinunciare a programmi sociali. Ecco perché Capriles ha rilanciato l’immagine di Lula e ha detto: “La mia presidenza sarà una presidenza ispirata al modello dell’ex presidente brasiliano”. La prova provata, quindi, almeno in campagna elettorale – naturalmente bisognerà vedere cosa succederà dopo il voto negli anni di governo – che l’eredità di Chavez e della sinistra latino-americana viene in qualche modo abbracciata persino dai candidati di centro-destra.

D. – In caso di vittoria di Capriles si potranno ripensare anche alcuni legami che Chavez aveva intrecciato con la Russia e l’Iran all’estero e con l’Ecuador, Cuba e la Bolivia nel Sudamerica...

R. – Questo senz’altro. Le relazioni internazionali, che Chavez aveva tessuto soprattutto in Sudamerica, nel caso vinca Capriles, verranno rimodulate a vantaggio di un legame più forte con gli Stati Uniti. Questo sì. Anche se non va dimenticato che negli affari tra Venezuela e Stati Uniti, al di là delle dichiarazioni bellicose che i governi americani e venezuelani si sono sempre rilanciati, le relazioni economiche non sono andate poi male.

D. – Chiunque sia il vincitore, quali sono le emergenze e quali le sfide che il nuovo presidente dovrà affrontare?

R. – Le sfide sono soprattutto dal punto di vista economico. Il Paese patisce un’inflazione molto alta, superiore al 30 per cento; rimane un Paese essenzialmente petrolifero e quindi tra i propositi mancati della gestione di Chavez c’è soprattutto quello di non aver saputo creare un tessuto economico forte. Il Paese, quindi, è rimasto sostanzialmente un Paese petrolifero, come lo era prima del suo arrivo alla presidenza. Lo svantaggio è che Chavez, in questi anni, ha scoraggiato buona parte degli investimenti internazionali e quindi l’industria petrolifera non si è sviluppata. Non a caso la produzione di greggio giornaliera è leggermente diminuita. La prima sfida, dunque, che il governo dovrà affrontare sarà quella di ammodernare gran parte degli impianti di estrazione petrolifera perché, diversamente, il Paese si troverà ad avere un ingresso decrescente di valuta estera, che è quella che gli garantisce la sopravvivenza.







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