L'arcivescovo maronita di Damasco: l’alternativa dei cristiani siriani è morire o
fuggire
I cristiani di Siria «devono scegliere tra due calici amari: morire o partire». Un
dilemma che coinvolge tutta la realtà ecclesiale presente nel Paese martoriato, e
che viene raccontato dall'arcivescovo maronita di Damasco Samir Nassar in una vibrante
testimonianza inviata all'agenzia Fides. L'arcivescovo cattolico di rito orientale
delinea i tanti modi con cui la morte ghermisce le vite di milioni di civili indifesi,
cristiani e musulmani, nella Siria devastata dalla guerra: bombardamenti, auto-bomba,
cecchini, mancanza di cure mediche, 223 ospedali sono stati chiusi e i medici stanno
fuggendo tutti, malnutrizione e mancanza di cibi adeguati per i diabetici, i cardiopatici
e le puerpere. Davanti a questo disastro, tutti pensano di andar via, anche se la
fuga in qualche modo «è un altro modo di morire» più lentamente. La Chiesa locale,
pur nella sua fragilità, «diventa un muro del pianto», a cui tutti si rivolgono ogni
giorno «per chiedere protezione e aiuto nella ricerca di un visto per partire». I
cristiani siriani – sottolinea l'arcivescovo maronita - «hanno visto l'ONU organizzare
dal 2005 la partenza sistematica dei rifugiati iracheni verso i Paesi occidentali»,
e adesso provano angoscia anche per «l'indifferenza e il silenzio mondiale davanti
al loro lungo e triste calvario... sono abbandonati, destinati alla morte senza poter
fuggire... i consolati sono chiusi da un anno e mezzo». Mons. Nassar descrive con
cuore affranto di pastore la condizione dei cristiani poveri «che non trovano alcuna
ragione per dover morire in questa guerra insensata»: loro hanno visto i propri fratelli
più agiati lasciare la Siria, e ora guardano alla Chiesa come l'unica realtà a cui
chiedere aiuto nel naufragio.«L'appello del nuovo Papa Francesco in favore dell'amata
Siria risuona nei loro cuori.... La Chiese sorelle del mondo intero pregano e mostrano
il loro affetto per questo piccolo gregge, senza poter placare la tempesta». Questa
situazione pone anche i pastori davanti a problemi di coscienza: «Consigliarli di
restare potrebbe condurli alla morte come un agnello muto davanti al macellaio. Il
nostro martirologio non fa che allungarsi... Aiutarli a partire significa invece svuotare
la Terra Biblica dei suoi ultimi cristiani». Un dilemma che può trovare risposta solo
affidandosi al «cuore di Dio», offrendo ai fedeli una prossimità pastorale che li
aiuti a percepire la realtà delle parole di Gesù. Quelle che – nota mons. Nassar «non
deludono mai: “Non abbiate paura... io sono con voi...”».