Il card. Amato proclama Beato don Luca Passi, testimone dell'amore di Cristo per i
piccoli e i poveri
E’ stato, dunque, Beatificato sabato pomeriggio a Venezia il sacerdote Luca Passi.
Il rito è stato presieduto nella Basilica di San Marco dal cardinale Angelo Amato,
prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, che ha definito il nuovo Beato
un testimone gioioso dell'amore di Cristo verso i piccoli e i più poveri. Nato a Bergamo
nel 1789 da una nobile famiglia veneziana, don Passi fondò nel 1838 la “Pia Opera
di Santa Dorotea”, un progetto educativo-pastorale destinato ai più giovani e ai più
deboli. Ma quale, dunque, il carisma del nuovo Beato? Isabella Piro lo ha chiesto
a suor Emma Trovò postulatrice della causa di Beatificazione:
R. – L’educazione,
ma non tanto l’educazione scolastica. Don Luca Passi dice che serve non tanto e solo
l’educazione catechistica, perché esistono le scuole della dottrina cristiana che
già svolgono molto bene la loro funzione. Però non basta imparare la dottrina, non
basta imparare i rudimenti del sapere, ma per vivere il Vangelo, per vivere bene la
vita cristiana, c’è bisogno di trovare dei compagni di viaggio, delle persone che
si mettono al tuo fianco e che ti sostengono, ti guidano con l’esempio, con la parola,
con i consigli, i suggerimenti, in modo da invogliarti a mantenere, a vivere profondamente
quello che il messaggio di Gesù, il suo Vangelo.
D. – Questo nuovo Beato elaborò
anche un progetto economico. Di cosa si tratta?
R. – Si tratta di un progetto
che ipotizza una specie di Istituto professionale, in cui insegnare ai ragazzi l’agricoltura,
in un momento in cui si viveva l’esodo dai campi e l’abbandono della campagna per
il lavoro in fabbrica. Per questo, don Passi ipotizza per gli orfani, soprattutto
del Bergamasco, una sorta di “scuola-lavoro”, cioè una formazione alla cultura della
coltivazione agricola e, insieme, anche una formazione culturale di base in modo che
questi ragazzi potessero, poi, riuscire nella vita.
D. - I ritratti dell’epoca
di don Luca ci rimandano il viso di un uomo sorridente, un viso molto buono…
R.
– Sì, sembra proprio invogliare e rassicurare circa la sua proposta, la sua esperienza,
come per dire: “Potete vivere veramente da cristiani e averne una ricaduta positiva
nella vostra vita”.
D. – Don Luca Passi è morto nel 1866. A distanza di tanti
anni la sua figura cosa dice all’uomo contemporaneo?
R. – La sua figura ci
ricorda la forza che un impegno sacerdotale, vissuto e assunto con coerenza e con
impegno, è in grado di immettere e di trasmettere nella Chiesa, a livello apostolico,
a livello di testimonianza di fede, di diffusione del proprio credo e della propria
ispirazione di vita, in modo da creare quasi un ‘fiume di bene’. Don Passi indica
il vasto campo dell’esperienza cristiana, della vita e della testimonianza cristiana,
dell’impegno per l’evangelizzazione come una possibilità, un’apertura che credo sia
ancora attuale.