2013-04-14 09:11:37

Il card. Amato proclama Beato don Luca Passi, testimone dell'amore di Cristo per i piccoli e i poveri


E’ stato, dunque, Beatificato sabato pomeriggio a Venezia il sacerdote Luca Passi. Il rito è stato presieduto nella Basilica di San Marco dal cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, che ha definito il nuovo Beato un testimone gioioso dell'amore di Cristo verso i piccoli e i più poveri. Nato a Bergamo nel 1789 da una nobile famiglia veneziana, don Passi fondò nel 1838 la “Pia Opera di Santa Dorotea”, un progetto educativo-pastorale destinato ai più giovani e ai più deboli. Ma quale, dunque, il carisma del nuovo Beato? Isabella Piro lo ha chiesto a suor Emma Trovò postulatrice della causa di Beatificazione: RealAudioMP3

R. – L’educazione, ma non tanto l’educazione scolastica. Don Luca Passi dice che serve non tanto e solo l’educazione catechistica, perché esistono le scuole della dottrina cristiana che già svolgono molto bene la loro funzione. Però non basta imparare la dottrina, non basta imparare i rudimenti del sapere, ma per vivere il Vangelo, per vivere bene la vita cristiana, c’è bisogno di trovare dei compagni di viaggio, delle persone che si mettono al tuo fianco e che ti sostengono, ti guidano con l’esempio, con la parola, con i consigli, i suggerimenti, in modo da invogliarti a mantenere, a vivere profondamente quello che il messaggio di Gesù, il suo Vangelo.

D. – Questo nuovo Beato elaborò anche un progetto economico. Di cosa si tratta?

R. – Si tratta di un progetto che ipotizza una specie di Istituto professionale, in cui insegnare ai ragazzi l’agricoltura, in un momento in cui si viveva l’esodo dai campi e l’abbandono della campagna per il lavoro in fabbrica. Per questo, don Passi ipotizza per gli orfani, soprattutto del Bergamasco, una sorta di “scuola-lavoro”, cioè una formazione alla cultura della coltivazione agricola e, insieme, anche una formazione culturale di base in modo che questi ragazzi potessero, poi, riuscire nella vita.

D. - I ritratti dell’epoca di don Luca ci rimandano il viso di un uomo sorridente, un viso molto buono…

R. – Sì, sembra proprio invogliare e rassicurare circa la sua proposta, la sua esperienza, come per dire: “Potete vivere veramente da cristiani e averne una ricaduta positiva nella vostra vita”.

D. – Don Luca Passi è morto nel 1866. A distanza di tanti anni la sua figura cosa dice all’uomo contemporaneo?

R. – La sua figura ci ricorda la forza che un impegno sacerdotale, vissuto e assunto con coerenza e con impegno, è in grado di immettere e di trasmettere nella Chiesa, a livello apostolico, a livello di testimonianza di fede, di diffusione del proprio credo e della propria ispirazione di vita, in modo da creare quasi un ‘fiume di bene’. Don Passi indica il vasto campo dell’esperienza cristiana, della vita e della testimonianza cristiana, dell’impegno per l’evangelizzazione come una possibilità, un’apertura che credo sia ancora attuale.







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