Padre Carballo, neosegretario della Vita Consacrata: la Chiesa ha bisogno di testimoni
La prima nomina di Curia di Papa Francesco è stata quella di padre José Rodríguez
Carballo in qualità di segretario della Congregazione per gli Istituti di Vita
Consacrata e le Società di Vita Apostolica. Un compito importante per il ministro
generale dell'Ordine Francescano dei Frati Minori, 59 anni, che è stato anche elevato
alla dignità di arcivescovo. Al microfono di AlbertoGoroni, lo stesso
padre Carballo racconta le sue emozioni:
R. - Nel mio
cuore si incrociano diversi sentimenti: il primo è di gratitudine, quindi di gioia
per la fiducia del Santo Padre, sia nella mia persona, sia nell’Ordine francescano
al quale io appartengo. L’altro sentimento è di tristezza perché devo lasciare quello
che più amo in questo momento: l’Ordine francescano; ma non lasciarlo nel senso giuridico,
ma certamente lasciare l’animazione dei frati e delle sorelle. Poi, un sentimento
di un certo timore, perché non so cosa mi attende.
D. – Quali sono le sfide
principali per i religiosi oggi?
R. – Rivisitare la propria identità per riappropriarsi
costantemente di questa identità. Noi religiosi dobbiamo servire la Chiesa, vivere
come Chiesa e con la Chiesa e quindi dobbiamo essere fedeli a Gesù Cristo che ci ha
chiamati, ed anche all’uomo di oggi come ci ha chiesto il Vaticano II.
D. –
Papa Francesco ha compiuto il primo mese di Pontificato: quali sono i tratti caratteristici
che vede nel nuovo Pontefice?
R. – Credo che fin dall’inizio il Santo Padre
Francesco ci ha sorpreso con alcuni gesti: l’abbraccio ai malati ad esempio. Quando
ho visto alcune di queste immagini ho pensato: “Gesù è presente, si fa presente attraverso
il Papa che abbraccia i lebbrosi del nostro tempo, i malati del nostro tempo”. Tutto
questo sta a dimostrare un tratto caratteristico del Pontificato di Francesco, cioè
la vicinanza alla gente. Nelle sue parole insiste molto sul tema della misericordia,
l’insistenza sul “Dio-amore” che non si stanca mai di perdonare.
D. – Di che
cosa ha bisogno la Chiesa per rilanciare l’annuncio del Vangelo nel mondo di oggi?
R.
– Ha bisogno soprattutto di testimoni, ed essendo testimoni si diventerà profeti.
Anche questa è una dimensione importante della vita cristiana e nella vita consacrata.
Testimoni e profeti, o se vogliamo – con parole del documento di Aparecida – discepoli
e missionari. Di questo ha bisogno la Chiesa oggi.
D. – Il mondo sta attraversando
un periodo di forte crisi economica, che adesso colpisce anche l’Occidente. Come trasformare
questa crisi in occasione di crescita?
R. – Prima di tutto attraverso la solidarietà.
Il problema è che non c’è solidarietà: alcuni ne hanno troppa, altri ne hanno molta,
ma la stragrande maggioranza ne ha poca o niente. Quindi è una questione anche di
giustizia. Poi credo ancora che questa crisi economica potrà essere trasformata in
un’occasione di crescita, nella misura in cui noi rivediamo anche il nostro stile
di vita. Quindi io credo che dobbiamo avere uno stile di vita più sobrio, anche qui
consentitemi di citare San Francesco di Assisi, perché lui veramente ci insegna questa
sobrietà di vita, questo tornare all’essenziale. La crisi economica, secondo me, è
una delle molte manifestazioni della crisi in cui si trova l’uomo d’oggi.