Papua Nuova Guinea: i vescovi chiedono al premier di combattere la corruzione
La Chiesa e lo Stato sono chiamati a lavorare insieme per il bene comune: è questo
l’approccio dei vescovi della Papua Nuova Guinea che ieri, nel corso della loro Assemblea
plenaria in corso a Madang, hanno incontrato il Primo Ministro Peter O’Neill. Come
riferito all'agenzia Fides dall’ufficio comunicazione dei vescovi, l’arcivescovo John
Ribat, arcivescovo di Port Moresby e presidente della Conferenza episcopale, ha rivolto
un discorso al Primo Ministro, segnalando le sfide più urgenti: lotta alla corruzione,
abolizione della pena di morte, salvaguardia dell’ambiente, maggiore collaborazione
fra la Chiesa e lo Stato in campi come istruzione e famiglia. Nel messaggio dei vescovi,
inviato a Fides, si richiama in primis l'attenzione sul problema della corruzione,
definita “sistematica ed endemica negli uffici governativi” e si elogia la creazione
di una “Commissione Indipendente contro la corruzione”. I vescovi esprimono preoccupazione
anche verso “problemi di infrastrutture e servizi in aree remote, e per i poveri e
gli emarginati”, ricordando che tali popolazioni vivono “un certo senso di abbandono”.
La Chiesa – prosegue il testo – condivide gli sforzi per la salvaguardia della legge
e dell'ordine e per combattere ogni forma di violenza nella società, ma si appella
“a una condotta etica dalle forze dell’ordine” e ribadisce il desiderio di “abolizione
della pena di morte nel Paese”. Offrendo un contributo alle questioni sociali, la
Chiesa, spiega il messaggio, è guidata “ da principi evangelici, in primo luogo la
dignità fondamentale di ogni persona”. Da qui deriva il principio del “bene comune”
e dello “sviluppo umano integrale”, cioè operare perchè “ogni persona realizzi il
proprio potenziale, un valore che condividiamo con la Costituzione nazionale della
Papua”. In quest’ottica i vescovi auspicano una maggiore collaborazione e un “partenariato
fruttuoso” fra Chiesa e Stato, negli ambiti in cui è possibile: ad esempio sono utili
“consultazioni su questioni importanti che riguardano le politiche di istruzione”
o la famiglia. Si chiede inoltre di “ poter svolgere l’istruzione e i servizi sanitari
in libertà senza dover sopportare, ad esempio, un approccio alla questione Aids in
contrasto con i valori cristiani”. Il testo cita infine, i problemi “dell’impatto
ambientale e sociale del disboscamento estensivo”, il via a progetti minerari o aree
economiche speciali, come la Zona industriale del Pacifico che hanno avuto effetti
negativi sull’ambiente marino. La Chiesa chiede che il criterio di tali progetti sia
lo “sviluppo sostenibile”. (R.P.)