Novara: ritrovato tra i rifiuti il cadavere di un neonato
Dolore per il neonato morto e per la madre, seconda vittima di questo dramma. Così
Alberto Cerutti, presidente del Centro di aiuto alla vita di Borgomanero in
provincia di Novara, commenta il ritrovamento del corpicino di un bimbo per strada,
tra i rifiuti, sotto un ponte alla periferia del capoluogo piemontese. Intanto, si
indaga per omicidio: secondo le poche notizie trapelate, dopo l'autopsia il bambino
aveva uno o due giorni ed era vivo al momento dell'abbandono. “E’ una tragedia – spiega
Cerutti – che purtroppo non sconvolge chi come noi da sempre lotta contro l’aborto
e per la vita”. Paolo Ondarza lo ha intervistato:
R. – Un bambino
morto è sempre un grande dolore per tutti, quindi qualunque siano le cause, le situazioni
che hanno provocato la morte di un bambino così piccolo, sono sempre un problema.
La seconda reazione è che l’ubicazione di dove è stato ritrovato può lasciar pensare
che possa provenire da qualunque regione, o provincia, quindi non è detto che sia
una situazione prettamente novarese. Il terzo pensiero è che è troppo poco conosciuta
la legge che regola la segretezza del parto – quando viene richiesto dalla mamma –
con la possibilità di dare immediatamente in affidamento, o in adozione il bambino.
Le donne purtroppo sono le seconde vittime. C’è una falsità intrinseca nella cultura
abortista e nelle leggi che permettono l’aborto: quando la donna si dichiara incinta,
tutti si tirano indietro. “Devi decidere tu” – dicono – “se te la senti, o se non
te la senti”. I bambini sono il nostro futuro e li accogliamo tutti. La funzione del
Cav (Centro di aiuto alla vita) è dire alla mamma – con i gesti, con gli aiuti e con
i fatti – di non avere paura. Se tieni il bambino ci siamo.
D. – Chi come voi
lavora nei Centri di aiuto alla vita non rimane però sconvolto dal fatto che un neonato
possa essere “cestinato”…
R. – No, non rimaniamo sconvolti. Abbiamo la percezione
assoluta del valore della vita di qualunque bambino, a qualunque stadio – a due mesi
di gestazione, due settimane, sei mesi, o quando è nato – per noi, per tutti dovrebbe
essere così, è solo un’impostazione culturale che nega continuamente questo. Quando
negli ospedali italiani vengono eseguiti 100/150 mila aborti, tra chirurgici e chimici,
stiamo parlando di un eccidio di bambini. Questo bambino fa parte di quell’eccidio,
forse in maniera un po’ anomala, in maniera illegale.
D. – Nel senso che questo
caso, più eclatante, fa notizia perché lo si vede…
R. – E’ visibile. Invece,
di tutti quelli invisibili – che hanno lo stesso dolore, provocano lo stesso danno
umano, civile, spirituale – non se ne parla. Anzi, lo si fa con i soldi delle nostre
tasse.
D. – Però, c’è da dire che, nel caso specifico, c’è anche una profanazione
del corpo, ovvero, un corpo gettato tra i rifiuti…
R. – Questo è evidente.
Non che negli ospedali invece venga trattato meglio, perché comunque nella maggior
parte degli ospedali i corpi del bambini - abortiti naturalmente, o per aborto procurato
- vengono trattati, sotto le 22 settimane, tutti alla stessa maniera: come “rifiuti
ospedalieri”. Cosa cambia con il sacchetto che, invece di essere quello nero dell’immondizia,
è un sacchetto giallo con la scritta “rifiuto speciale”?
D. – Nello specifico
voi, come Cav di Borgomanero, avete ottenuto che i cadaveri dei bambini abortiti non
vengano più gettati come rifiuti. Non è così?
R. – Sì. Questa veramente è la
missione di un’Associazione che si chiama “Difendere la vita con Maria”, che fa convenzioni
con gli ospedali di tutta Italia per occuparsi proprio del rispetto delle spoglie
mortali dei bambini sotto le 22 settimane. Questo per noi è un atto dovuto di pietà
e di onore ad un bambino morto.