Allarme per migliaia di profughi maliani in Mauritania
A causa delle elevate temperature che superano i 50 gradi e della mancanza di acqua,
si stanno deteriorando le condizioni di vita dei 74.000 rifugiati maliani nel campo
di Mbera, nella confinante Mauritania. A lanciare l’allarme - riferisce l'agenzia
Misna - è l’organizzazione medico-sanitaria Medici Senza Frontiere (Msf) secondo cui
“l’assistenza umanitaria è ormai insufficiente”. La diffusa insicurezza alimentare
e la carenza di servizi essenziali stanno colpendo soprattutto i bambini: ogni giorno
sono in tre a morire a Mbera, dove la maggior parte dei rifugiati sono membri dell’etnia
tuareg e delle comunità arabe del nord del Mali fuggiti alle violenze cominciate nel
gennaio 2012. Dopo la conquista dei capoluoghi settentrionali da parte dei gruppi
armati tuareg ed islamici a partire da gennaio 2012, è incrementato il flusso di rifugiati
verso la Mauritania ma anche verso i confinanti Niger e Burkina Faso, stimati in tutto
a 170.000 persone. La fuga delle popolazioni tuareg ed arabe è, però, continuata anche
dopo l’inizio dell’offensiva militare franco-maliana che più di due mesi fa ha consentito
a Bamako di riprendere il controllo del vasto territorio desertico del nord. Un altro
appello è giunto dallo stesso Mali dove ci sono almeno 270.00 sfollati interni. Il
Comitato internazionale della Croce Rossa (Cicr) valuta come “molto inquietanti” le
loro condizioni di vita ed “importanti” le loro necessità. Servono altri 33 milioni
di euro per riuscire a rispondere ai bisogni umanitari delle popolazioni sfollate.
Intanto sul terreno proseguono le operazioni militari delle truppe maliane, francesi
ed africane nel capoluogo di Gao e nelle montagne degli Ifoghas, sospetti covi di
jihadisti di Al Qaida nel Maghreb islamico (Aqmi). Per la prima volta è arrivato a
Timbuctù, la città sacra del nord, un battaglione del Burkina Faso, parte dei contingenti
dispiegati da diversi paesi dell’Africa occidentale nell’ambito della Missione internazionale
di sostegno al Mali (Misma). Dalla capitale, l’organizzazione Human Rights Watch ha
denunciato la morte in carcere di due prigionieri tuareg a causa di “cattive condizioni
di detenzione” successive alle torture subite. I due allevatori di bestiame sono stati
arrestati il 15 febbraio a Léré, non lontano da Timbuctù; ad inizio marzo sono stati
trasferiti al campo principale della gendarmeria di Bamako. Secondo i dati a disposizione
del Cicr, dall’inizio dell’offensiva militare sono circa 300 i prigionieri di guerra
catturati in Mali. Le autorità maliane hanno precisato che tra questi ci sono una
quarantina di stranieri, di cui due nigeriani presunti membri di Boko Haram ma anche
due algerini, un mauritano e un burkinabé. (R.P.)