Un'alleanza per regolamentare il gioco d'azzardo. Seminario nazionale della Acli
L’azzardo in Italia è un business da 80 mld l’anno, ma anche una malattia che distrugge
persone e famiglie. Per questo ieri a Roma varie associazioni hanno lanciato “Un’alleanza
per regolamentare il gioco”. Tra le misure proposte al legislatore: una moratoria
sull’immissione di nuovi giochi, maggiori risorse per prevenire la ludopatia, divieto
assoluto di pubblicità e maggiori poteri ai sindaci per arginare il fenomeno. Al microfono
di Paolo Ondarza sentiamo il responsabile legalità delle Acli Antonio Russo:
R. – In un Paese
in cui c’è una difficoltà delle imprese a ripartire, invece il gioco d’azzardo va
a gonfie vele! E’ il primo Paese al mondo, addirittura, nel quale c’è una spesa pro-capite
dedicata al gioco: il 2,2 per cento della popolazione adulta risulta essere a rischio
gioco d’azzardo, e qualche volta – purtroppo – diventa vittima di una patologia. Uno
dei dati fondamentali è il fatto che il consumo dei giochi interessa prevalentemente
le fasce sociali più deboli.
D. – Aumenta il fatturato del gioco d’azzardo,
ma sono meno i soldi che finiscono nelle casse dello Stato: meno rispetto al passato
…
R. – Assolutamente sì! Oggi, chi guadagna dal gioco d’azzardo, in Italia,
sono le agenzie private. Chi ci rimette sono gli italiani, perché ci sono costi sanitari
diretti: 800-900 mila persone, cittadini italiani si recano presso le Asl territoriali
per essere “guariti” da questa malattia. Nei mesi passati, con il cartello “mettiamoci
in gioco” abbiamo cercato di intercettare la politica, ma sono scattate lobby che
non ci hanno concesso di fare un passo avanti …
D. – E la politica, perché
non va a toccare questi interessi?
R. – Si può immaginare che questo mondo
sia in grado di promettere rendite di posizione e quindi certamente il sistema politico
in qualche circostanza è stato colluso con questo sistema.