Le terapie vanno prima sperimentate: il prof. Spagnolo risponde al decreto Balduzzi
Fa discutere il via libera del Senato al decreto Balduzzi sulle staminali, che ora
passa all’esame della Camera. Con il sì di Palazzo Madama al provvedimento, si prevede
ora che chi abbia iniziato le cure con il metodo stamina, quindi a base di cellule
staminali mesenchimali, possa continuarle, allo stesso tempo si apre alla sperimentazione
clinica per i prossimi 18 mesi presso strutture pubbliche. Al microfono di FabioColagrande, il professor AntonioSpagnolo, direttore dell’Istituto
di bioetica della Cattolica di Roma, che oggi ha partecipato alla seconda conferenza
sul tema “Medicina rigenerativa: cambiamento fondamentale nella scienza e nella cultura”,
promossa dal Pontificio consiglio della Cultura:
R. – Fare la
sperimentazione è la cosa che dovrebbe essere fatta, cioè prima di proporla come una
terapia deve essere sperimentata. E’ un po’ strano che si faccia contemporaneamente
la somministrazione delle cellule staminali e la sperimentazione. L’iter procedurale
corretto prevede che prima di parlare di terapia, prima di parlare di cura, si metta
in evidenza questo e in realtà ancora non è stato messo in evidenza. Bene si è fatto
con l’idea di procedere alla sperimentazione, però la sperimentazione ha anche presupposti
regolatori e tecnici molto importanti: bisogna essere sicuri che, anche se si tratta
di sperimentazione o di uso compassionevole, quelle cellule siano prodotte in un ambiente
che sia qualificato, che sia certificato e che non produca ulteriori danni. Purtroppo,
c’è anche l’aspetto emotivo delle famiglie o dell’opinione pubblica che sente la parola
“cura” ma, in realtà, noi possiamo parlare di cura quando l’abbiamo sperimentata e
non prima. Quindi, è necessario prima sperimentare in modo corretto, con tutte le
regole etiche, regolatorie, e poi procedere con la estensione su più larga scala dei
risultati che, eventualmente positivi, si potranno ottenere dopo la sperimentazione.
D.
– Quindi, le staminali adulte sono una grande speranza, una grande realtà, ma serve
sempre cautela e serve sempre una sperimentazione, in questo come in altri campi?
R.
– Certo, sì. Il passaggio all’uomo è molto importante. Il ricercatore deve tener conto
del fatto che una cosa è quello che si verifica in laboratorio … anzi, sarebbe auspicabile
preparata anche per l’animale prima di passare sull’uomo, in modo che si sia sicuri
che non ci siano danni. Poi, il passaggio sull’uomo deve prevedere il consenso informato,
in qualche modo la consapevolezza della sperimentazione alla quale ci sta sottoponendo
e, così via, tutte le regole normali che la codifica internazionale ormai da tempo
va dichiarando – la dichiarazione di Helsinki e così via –le regole in questo campo
sono ben chiare, si tratta di applicarle, di non dare luogo a preparazioni segrete
che in medicina sono assolutamente scorrette. Bisogna che tutto sia chiaro e trasparente
e che tutti possano riprodurre quello che altri hanno fatto.