2013-04-11 16:26:55

Debiti della Pubblica Amministrazione: stanziati i primi 10 miliardi di euro


Il decreto sui debiti della Pubblica Amministrazione verso le imprese ‘nasconde’ un ulteriore appesantimento degli oneri su imprese e cittadini - tra Tares, Tarsu, Imu e Iva - per una cifra complessiva di oltre 10 miliardi di euro. E’ quanto denuncia la Confederazione Nazionale dell'Artigianato e della Piccola e Media Impresa all'indomani dello stanziamento dei primi 10 miliardi di euro, degli oltre 40 previsti entro due anni, per garantire il pagamento dei debiti contratti dalla Pubblica Amministrazione nei confronti delle aziende private. Il ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera, ha espresso l’auspicio che la somma complessiva possa arrivare a 60 miliardi. Su questo primo stanziamento, Amedeo Lomonaco ha raccolto il commento dell’economista Quadrio Curzio: RealAudioMP3
R. – E’ una soluzione di minima e tuttavia benvenuta data l’enorme dimensione dell’arretrato di debiti non pagati dalla Pubblica Amministrazione. Un giudizio più completo si potrà dare laddove sia individuata l’entità complessiva dei debiti.

D. – Il debito complessivo della Pubblica Amministrazione è stato stimato in 90 miliardi di euro. In realtà, si supera la somma di 130 miliardi se si conteggiano anche i debiti delle piccole imprese, quelle con meno di 20 dipendenti. Manca ancora una stima complessiva precisa, come avvenuto anche nel caso degli esodati…

R. – Questo lascia molto perplessi perché il non conoscere i debiti che la Pubblica Amministrazione ha verso il sistema produttivo, per molti versi, sconcerta. Adesso il governo ha affermato che i debiti, entro il 15 settembre, saranno interamente censiti. Sarebbe stata buona cosa conoscerli già oggi. Questo non è colpa del governo in carica, ma di un’Amministrazione che evidentemente non segue, con sufficiente efficacia, l’accumularsi dei propri debiti.

D. – Intanto il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, chiede la rapida formazione di un esecutivo, perché l’economia reale ha un andamento tale che, se non si interviene subito, non ci può essere alcuna ripresa...

R. – L’affermazione di Squinzi è totalmente condivisibile. Abbiamo, giorno dopo giorno, un elenco d’imprese che chiudono, di disoccupazione che aumenta, di situazioni drammatiche. Io credo, dunque, che l’Italia una volta chiusa questa ben nota procedura d’infrazione ai parametri di rispetto del deficit, debba immediatamente, il giorno dopo, ripartire con una trattativa, in sede europea, al fine di fruire di quella flessibilità sui parametri di investimento, per rilanciare la crescita. Sembra ormai chiaro che se non si chiude la procedura di contenzioso, non si può fruire di quei vantaggi per gli investimenti. Si chiuda tale procedura e poi si riparta.








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