Pyongyang pronta a nuovo test missilistico. Washington e Seul alzano l’allerta
Tensione alle stelle tra le due Coree. Seul e Washington hanno elevato di un grado
il livello di allerta militare di fronte alle minacce di un lancio imminente di missili
da parte di Pyongyang. Chiuso ai turisti un valico di frontiera tra la Cina e la Corea
del Nord. La Casa Bianca parla di una retorica inutile, ma intanto tutto è pronto
per l’evacuazione degli stranieri dal Sud. Il servizio di Cecilia Seppia:
Le immagini
satellitari parlano chiaro: Pyongyang ha preparato i suoi missili Musudan e Scud,
di una portata teorica fino 4 mila km, per un nuovo lancio che potrebbe addirittura
avvenire in giornata. Secondo l’amministrazione Obama inoltre il test potrebbe essere
eseguito senza l’invio di un avvertimento standard agli aerei commerciali e alle navi,
per allontanarli dalla traiettoria. Seul e Washington così corrono ai ripari portando
dal primo al secondo livello il grado di allerta militare, perché come si legge in
un comunicato diffuso dall’agenzia Yonhap ormai “si è di fronte ad una minaccia vitale”
per la pace e la sicurezza della popolazione. Intanto dopo l’invito rivolto dal governo
nordcoreano agli stranieri affinché lascino la Corea del Sud di fronte ad un rischio
guerra, le autorità cinesi hanno chiuso il posto di frontiera di Dandong che sarà
valicabile solo per fini commerciali. Anche il Giappone si prepara al peggio schierando
missili Patriot a pochi passi da Tokyo. E il premier nipponico Shinzo Abe assicura:
“stiamo prendendo tutte le misure per proteggere la vita delle persone e garantire
la loro sicurezza'”. Domani a Seul anche l’arrivo del segretario generale della Nato
Rasmussen per una visita che però – precisano fonti di Bruxelles - era già in programma.
Sul
peso delle minacce della Corea del Nord, Fausta Speranza ha intervistato il
prof. Natalino Ronzitti, docente di Diritto internazionale all’Università Luiss:
R. – Queste
provocazioni sono molto pericolose perché, almeno dal punto di vista del diritto internazionale,
c’è una certa interpretazione della legittima difesa, per cui lo Stato minacciato
può intervenire anche se l’attacco sia imminente, non solo se l’attacco sia stato
sferrato. In parole povere, si può intervenire non solo se i missili sono caduti nel
proprio territorio ma si può intervenire anche prima che i missili cadano nel mio
territorio quando presuppongo che l’attacco sia imminente. Con tutte queste dichiarazioni,
la Corea del Nord sta scherzando con il fuoco perché – secondo questa interpretazione,
che viene data da alcuni studiosi del diritto internazionale – gli Stati minacciati,
in particolare gli Stati Uniti e la Corea del Sud, potrebbero reagire. Soprattutto
gli Stati Uniti, che sono legati con la Corea del Sud da un patto di sicurezza collettiva.
D.
– Professore, che valore può avere questo invito da parte di Pyongyang a tutti gli
stranieri a lasciare la Corea del sud?
R. – Uno Stato che si dichiara in guerra
dice a questi stranieri: lasciate la Corea del Sud, l’attacco può essere imminente.
Quindi, lasciate la Corea del Sud perché altrimenti non potete reclamare niente, qualora
la Corea del Sud venga attaccata.
D. – Dal punto di vista giuridico, ha il
valore di una minaccia?
R. – E’ una minaccia autentica, ma ormai minacce ce
ne sono state abbastanza. Diciamo che questa dichiarazione non fa altro che accrescere
le minacce precedenti. Non so se a questo punto, e credo che nessuno lo stia dicendo
o l’abbia studiato, ci sia qualcosa di “caratteriale” – mi fermo qua, con questo aggettivo
– nella leadership nordcoreana, perché è un comportamento che normalmente non si registra
nella comunità internazionale.
D. – Si parla tanto di una Cina che prende
le distanze dalla Corea del Nord, alleato storico, ma in questo momento non sembra
proprio voler seguire Pyongyang. Dal punto di vista del diritto, quale vincolo ha
la Cina? Non ha più rinnovato il famoso patto…
R. – Non ha vincoli essenziali
come ad esempio hanno gli Stati Uniti con la Corea del Sud. E’ ovvio che la Cina abbia
preso distanze perché la Cina è parte del trattato di non proliferazione nucleare.
La Cina è membro del trattato come Stato che ha le armi nucleari ma ovviamente non
vuole che ci sia questa proliferazione nucleare nel mondo così come non lo vogliono
altri Paesi, nucleare o non nucleare. Il problema essenziale per la Cina era di avere
uno Stato cuscinetto alle proprie frontiere, altrimenti si ritrova la Corea del Sud
e il loro alleato, cioè gli Stati Uniti, vicino ai suoi confini. Ma, ovviamente, questa
considerazione che aveva un valore essenziale, specialmente durante il periodo della
Guerra Fredda, ora è cambiato.
D. – Dal punto di vista del diritto che dire
dei rapporti con Mosca?
R. – Con Mosca, mutatis mutandis, vale quello che ho
detto per la Cina, anche se Mosca non ha queste preoccupazioni per quanto riguarda
l’avere uno Stato cuscinetto ai propri confini. Quindi, il grosso problema essenziale
è quello della proliferazione nucleare: proliferazione che, come sta insegnando proprio
l’esempio della Corea del Nord, che se è messa in mano a leadership che sono imprevedibili
e può creare pericoli per la comunità internazionale.