Il punto sui rapporti tra Chiesa cattolica e Chiese evangeliche: intervista con il
card. Koch
Lunedì scorso Papa Francesco ha ricevuto in udienza il presidente della Chiesa evangelica
in Germania, Nikolaus Schneider. Era presente anche il cardinale Kurt Koch,
presidente del pontificio Consiglio per la promozione dell'unità dei cristiani. Mario
Galgano gli ha chiesto quali siano state le sue impressioni:
R. – Dieser
Besuch war schon früher abgemacht und eigentlich eine Audienz … Questa visita era
già prevista, ed era stata concordata un’udienza con Papa Benedetto. E’ stato molto
bello che Papa Francesco sia stato disponibile subito a concedere questa udienza.
E’ stato un incontro molto cordiale e amichevole: il presidente Schneider si è congratulato
con il Papa per l’elezione e gli ha manifestato anche la sua gioia per la scelta del
nome, perché San Francesco d’Assisi in realtà appartiene a tutte le Chiese cristiane;
ha manifestato anche la sua partecipazione al dolore del Papa per le alluvioni che
hanno colpito l’Argentina e la speranza per un buon futuro del dialogo ecumenico.
Nella sua risposta, il Santo Padre è subito andato al nocciolo ed ha parlato della
testimonianza comune nel martirio, ha espresso la sua convinzione per il fatto che
se oggi siamo perseguitati non è perché siamo cattolici o protestanti, ma perché siamo
cristiani e che questo ci unisce e pertanto rappresenta un fondamento profondo della
ricerca ecumenica dell’unità. Ha quindi ripreso il concetto che era stato molto a
cuore a Giovanni Paolo II, che è quello dell’ecumenismo dei martiri. Nella seconda
parte del discorso il presidente Schneider ha parlato della commemorazione, nel 2017,
della Riforma; ha detto che non si tratta della glorificazione di Lutero, ma che –
secondo le intenzioni – dovrà essere un “anno di Cristo”; ha espresso la speranza
che anche la Chiesa cattolica vi possa partecipare. Il Papa, con molta cordialità,
facendo riferimento alla visita di Papa Benedetto al monastero agostiniano di Erfurt,
ha ricordato che desidera continuare sulla strada indicata da Papa Benedetto in quell’occasione.
D. – A che punto stanno i colloqui tra la Chiesa luterana e quella cattolica?
R.
– Unser Partner ist natürlich del Lutherische Weltbund, weil wir alle Partner auf
… Il nostro partner, ovviamente, è la Federazione luterana mondiale: tutti i nostri
partner sono a livello universale. In realtà, il nostro referente per la Chiesa evangelica
in Germania è la Conferenza episcopale tedesca. Per quanto riguarda il livello universale,
la Commissione internazionale per il dialogo teologico con la Federazione luterana
mondiale ha elaborato un documento sulla commemorazione della Riforma del 2017 dal
titolo “From conflict to communion”, con tre punti centrali: il primo, la gratitudine
e la gioia per quello che si è verificato – in quanto ad avvicinamento – negli ultimi
50 anni; il secondo, il riconoscimento della colpa, riferito al male che nel corso
della storia ci siamo fatti vicendevolmente; e il terzo riguarda la speranza di poter
compiere nuovi passi nel futuro. Questo documento è pronto, ma noi aspettiamo la traduzione
tedesca prima di pubblicarlo.
D. – Tornando alla commemorazione della Riforma,
nel 2017: c’è stato anche un invito al Papa a recarsi in Germania?
R. – Der
Ratsvorsitzende hat kurz darüber gesprochen: Ja, es wäre schon, wenn … Il presidente
vi ha brevemente accennato: certo, sarebbe bello se venisse anche il Papa … E’ chiaro
che il Papa non dia ancora una risposta perché la Germania è un Paese mentre
la Federazione luterana è una entità mondiale …
D. – Dalla Chiesa evangelica
alle Chiese evangeliche, soprattutto alle Chiese pentecostali: la Conferenza episcopale
tedesca terrà qui a Roma una conferenza alla quale era stato invitato anche lei. In
che misura questo rappresenta una sfida per la Chiesa cattolica in Germania, o comunque
nei Paesi di lingua tedesca, se paragonati – ad esempio – all’America Latina?
R.
– Die Initiative für diesen Kongress geht noch auf meinen Vorgänger, … Questa iniziativa
rientra ancora nelle competenze del mio predecessore, il cardinale Kasper, quando
era ancora vescovo di Rottenburg-Stuttgart e guidava la sezione “Chiesa universale”.
Ora, la sezione “Chiesa universale” si occupa da tempo intensamente di questi problemi
e quindi organizza questo congresso sul pentecostalismo; mi hanno chiesto di assumere
il patrocinio di questa iniziativa e di tenere la relazione finale. Sono grato per
questa iniziativa perché il pentecostalismo oggi è, da un puro punto di vista numerico,
la seconda realtà dopo la Chiesa cattolica. E’ necessario quindi parlare di una “pentecostalizzazione”
del cristianesimo: è una situazione completamente nuova, per l’ecumenismo. E per me
è importante potere osservare attentamente come questo pentecostalismo si manifesta
in America Latina, in Africa, in Asia e in Europa per poter poi riflettere sul modo
in cui continuare e approfondire un dialogo ecumenico.
D. – C’è forse qualche
difficoltà, in considerazione del fatto che non c’è reale unità sul fronte delle Chiese
pentecostali, intendo dire, nel senso che non c’è un vero e proprio referente …
R.
– Das ist die große Schwierigkeit, denn es gibt unzählig viele solche … Questa
è la reale difficoltà: ci sono infatti tantissime comunità e raggruppamenti di questo
tipo. E’ molto difficile stabilire come condurre questo dialogo. Penso che, dal punto
di vista del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, possiamo
comunque vagliare questa situazione soltanto in collaborazione con le Conferenze episcopali
nazionali.
D. – E dal punto di vista teologico e pastorale che domande porsi
di fronte a questi gruppi pentecostali?
R. – Die Grundfrage, die wir uns stellen
müssen, ist natürlich: “Warum gehen … La domanda di fondo che dobbiamo porci è,
ovviamente: “Perché tanti fedeli escono dalla nostra Chiesa e si uniscono a questi
gruppi? Cosa li affascina?”. Questo implica anche un esame di coscienza da parte nostra,
senza peraltro riprendere i metodi di evangelizzazione problematici attuati da questi
gruppi … Credo che le questioni teologiche principali riguardino il ruolo e il significato
dello Spirito Santo nella teologia, quindi l’esperienza di fede in vista della consapevolezza
della fede. Queste sono sfide decisive. Accanto a questo, ci sono poi raggruppamenti
fortemente sincretici, nei quali diventa difficile rilevare ancora il fondamento cristiano.