Il Papa all'udienza generale: testimoniare al mondo la gioia della Risurrezione
Il Papa, stamattina all'udienza generale in Piazza San Pietro, ha svolto la sua catechesi
sul significato salvifico della Risurrezione di Gesù e sul perché senza di essa la
nostra fede è vana.“La nostra fede – ha detto - si fonda sulla Morte e Risurrezione
di Cristo, proprio come una casa poggia sulle fondamenta: se cedono queste, crolla
tutta la casa. Sulla croce, Gesù ha offerto se stesso prendendo su di sé i nostri
peccati e scendendo nell’abisso della morte, e nella Risurrezione li vince, li toglie
e ci apre la strada per rinascere a una vita nuova. San Pietro lo esprime sinteticamente
all’inizio della sua Prima Lettera, come abbiamo ascoltato: «Sia benedetto Dio e Padre
del Signore nostro Gesù Cristo, che nella sua grande misericordia ci ha rigenerati,
mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti, per una speranza viva, per un’eredità
che non si corrompe, non si macchia e non marcisce»”.
Il Papa ha quindi sottolineato
che “l’Apostolo ci dice che con la Risurrezione di Gesù qualcosa di assolutamente
nuovo avviene: siamo liberati dalla schiavitù del peccato e diventiamo figli di Dio,
siamo generati cioè ad una vita nuova. Quando si realizza questo per noi? Nel Sacramento
del Battesimo. In antico, esso si riceveva normalmente per immersione. Colui che doveva
essere battezzato scendeva nella grande vasca del Battistero, lasciando i suoi vestiti,
e il Vescovo o il Presbitero gli versava per tre volte l’acqua sul capo, battezzandolo
nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Poi il battezzato usciva dalla
vasca e indossava la nuova veste, quella bianca: era nato cioè ad una vita nuova,
immergendosi nella Morte e Risurrezione di Cristo. Era diventato figlio di Dio. San
Paolo nella Lettera ai Romani scrive: voi «avete ricevuto lo Spirito che rende figli
adottivi, per mezzo del quale gridiamo: “Abbà! Padre!”». E’ proprio lo Spirito che
abbiamo ricevuto nel battesimo che ci insegna, ci spinge, a dire a Dio “Padre”, e
meglio “Abbà” è “Papà”, così è il nostro Dio, è un papà per noi”.
“Lo Spirito
Santo – ha proseguito - realizza in noi questa nuova condizione di figli di Dio. E
questo è il più grande dono che riceviamo dal Mistero pasquale di Gesù. E Dio ci tratta
da figli, ci comprende, ci perdona, ci abbraccia, ci ama anche quando sbagliamo. Già
nell’Antico Testamento, il profeta Isaia affermava che se anche una madre si dimenticasse
del figlio, Dio non si dimentica mai di noi, in nessun momento (cfr 49,15). E questo
è bello, è bello!”.
Tuttavia – ha aggiunto il Papa - questa relazione filiale
con Dio non è come un tesoro che conserviamo in un angolo della nostra vita, ma deve
crescere, dev’essere alimentata ogni giorno con l’ascolto della Parola di Dio, la
preghiera, la partecipazione ai Sacramenti, specialmente della Penitenza e dell’Eucaristia,
e la carità. Noi possiamo vivere da figli! Noi possiamo vivere da figli. E questa
è la nostra dignità. Noi abbiamo dignità di figli! Comportarci come veri figli!”.
Papa
Francesco ha affermato che “questo vuol dire che ogni giorno dobbiamo lasciare che
Cristo ci trasformi e ci renda come Lui; vuol dire cercare di vivere da cristiani,
cercare di seguirlo, anche se vediamo i nostri limiti e le nostre debolezze. La tentazione
di lasciare Dio da parte per mettere al centro noi stessi è sempre alle porte e l’esperienza
del peccato ferisce la nostra vita cristiana, il nostro essere figli di Dio. Per questo
dobbiamo avere il coraggio della fede, non lasciarci condurre dalla mentalità che
ci dice: “Dio non serve, non è importante per te”. E’ proprio il contrario: solo comportandoci
da figli di Dio, senza scoraggiarci per le nostre cadute, per i nostri peccati, sentendoci
amati da Lui, la nostra vita sarà nuova, animata dalla serenità e dalla gioia. Dio
è la nostra forza! Dio è la nostra speranza!”.
“Cari fratelli e sorelle – ha
proseguito - dobbiamo avere noi per primi ben ferma questa speranza e dobbiamo esserne
un segno visibile, chiaro, luminoso per tutti. Il Signore Risorto è la speranza che
non viene mai meno, che non delude (cfr Rm 5,5). La speranza non delude, quella
del Signore. Quante volte nella nostra vita le speranze svaniscono, quante volte le
attese che portiamo nel cuore non si realizzano! La speranza di noi cristiani è forte,
sicura, solida in questa terra, dove Dio ci ha chiamati a camminare, ed è aperta all’eternità,
perché fondata su Dio, che è sempre fedele”. E ha aggiunto: “Non dobbiamo dimenticare”
che “Dio sempre è fedele, Dio sempre è fedele con noi!. Essere risorti con Cristo
mediante il Battesimo, con il dono della fede, per un’eredità che non si corrompe,
ci porti a cercare maggiormente le cose di Dio, a pensare di più a Lui, a pregarlo
di più. Essere cristiani non si riduce a seguire dei comandi, ma vuol dire essere
in Cristo, pensare come Lui, agire come Lui, amare come Lui; è lasciare che Lui prenda
possesso della nostra vita e la cambi, la trasformi, la liberi dalle tenebre del male
e del peccato”.
Quindi ha concluso: “Cari fratelli e sorelle, a chi ci chiede
ragione della speranza che è in noi (cfr 1Pt 3,15), indichiamo il Cristo Risorto.
Indichiamolo con l’annuncio della Parola, ma soprattutto con la nostra vita di risorti.
Mostriamo la gioia di essere figli di Dio, la libertà che ci dona il vivere in Cristo,
che è la vera libertà, quella che ci salva dalla schiavitù del male, del peccato,
della morte! Guardiamo alla Patria celeste, avremo una nuova luce e forza anche nel
nostro impegno e nelle nostre fatiche quotidiane. E’ un servizio prezioso che dobbiamo
dare a questo nostro mondo, che spesso non riesce più a sollevare lo sguardo verso
l’alto, non riesce più a sollevare lo sguardo verso Dio. Grazie!”.