Monito di Pyongyang agli stranieri: lasciate la Corea del Sud
La Corea del Nord ammonisce gli stranieri nella Corea del Sud a prepararsi a evacuare
il Paese. Lo riferisce l'agenzia ufficiale Kcna. "Non vogliamo fare del male agli
stranieri in Corea del Sud nel caso ci fosse una guerra", si legge nella nota della
Kcna, che cita il portavoce del Comitato nordcoreano per la pace in Asia-Pacifico.
Il Comitato "esorta tutte le organizzazioni straniere, le imprese e i turisti, a mettere
a punto misure per l'evacuazione". Fausta Speranza ha parlato del peso di questa
dichiarazione con il prof.Natalino Ronzitti, docente di Diritto internazionale
all’Università Luiss:
R. – Queste
provocazioni sono molto pericolose perché, almeno dal punto di vista del diritto internazionale,
c’è una certa interpretazione della legittima difesa, per cui lo Stato minacciato
può intervenire anche se l’attacco sia imminente, non solo se l’attacco sia stato
sferrato. In parole povere, si può intervenire non solo se i missili sono caduti nel
proprio territorio ma si può intervenire anche prima che i missili cadano nel mio
territorio quando presuppongo che l’attacco sia imminente. Con tutte queste dichiarazioni,
la Corea del Nord sta scherzando con il fuoco perché – secondo questa interpretazione,
che viene data da alcuni studiosi del diritto internazionale – gli Stati minacciati,
in particolare gli Stati Uniti e la Corea del Sud, potrebbero reagire. Soprattutto
gli Stati Uniti, che sono legati con la Corea del Sud da un patto di sicurezza collettiva.
D.
– Professore, che valore può avere questo invito da parte di Pyongyang a tutti gli
stranieri a lasciare la Corea del sud?
R. – Uno Stato che si dichiara in guerra
dice a questi stranieri: lasciate la Corea del Sud, l’attacco può essere imminente.
Quindi, lasciate la Corea del Sud perché altrimenti non potete reclamare niente, qualora
la Corea del Sud venga attaccata.
D. – Dal punto di vista giuridico, ha il
valore di una minaccia?
R. – E’ una minaccia autentica, ma ormai minacce ce
ne sono state abbastanza. Diciamo che questa dichiarazione non fa altro che accrescere
le minacce precedenti. Non so se a questo punto, e credo che nessuno lo stia dicendo
o l’abbia studiato, ci sia qualcosa di “caratteriale” – mi fermo qua, con questo aggettivo
– nella leadership nordcoreana, perché è un comportamento che normalmente non
si registra nella comunità internazionale.
D. – Si parla tanto di una Cina
che prende le distanze dalla Corea del Nord, alleato storico, ma in questo momento
non sembra proprio voler seguire Pyongyang. Dal punto di vista del diritto, quale
vincolo ha la Cina? Non ha più rinnovato il famoso patto…
R. – Non ha vincoli
essenziali come ad esempio hanno gli Stati Uniti con la Corea del Sud. E’ ovvio che
la Cina abbia preso distanze perché la Cina è parte del trattato di non proliferazione
nucleare. La Cina è membro del trattato come Stato che ha le armi nucleari ma ovviamente
non vuole che ci sia questa proliferazione nucleare nel mondo così come non lo vogliono
altri Paesi, nucleare o non nucleare. Il problema essenziale per la Cina era di avere
uno Stato cuscinetto alle proprie frontiere, altrimenti si ritrova la Corea del Sud
e il loro alleato, cioè gli Stati Uniti, vicino ai suoi confini. Ma, ovviamente, questa
considerazione che aveva un valore essenziale, specialmente durante il periodo della
Guerra Fredda, ora è cambiato.
D. – Dal punto di vista del diritto che dire
dei rapporti con Mosca?
R. – Con Mosca, mutatis mutandis, vale quello
che ho detto per la Cina, anche se Mosca non ha queste preoccupazioni per quanto riguarda
l’avere uno Stato cuscinetto ai propri confini. Quindi, il grosso problema essenziale
è quello della proliferazione nucleare: proliferazione che, come sta insegnando proprio
l’esempio della Corea del Nord, che se è messa in mano a leadership che sono imprevedibili
e può creare pericoli per la comunità internazionale.