Card. Ruini : "Papa Francesco è ventata di giovinezza e futuro per l'antica Chiesa
di Roma"
"Papa Francesco
ha certamente portato una ventata di giovinezza e di futuro nella vita di questa antica
e così radicata chiesa di Roma".Lo afferma il card. Camillo Ruini,
vicario emerito, all'indomani della solenne liturgia di insediamento del
Papa sulla cattedra romana, a S. Giovanni in Laterano. Per Ruini, che ha concelebrato
con Francesco e il cardinale vicario Vallini, "è stato un momento di profonda emozione
spirituale e religiosa, perché nel momento in cui il nuovo vescovo di Roma prende
possesso della sua cattedra, e della sua cattedrale, che hanno un immenso significato
storico, torna alla mente tutto il passato che viene rivissuto guardando però anche
al futuro". Il porporato commenta anche il ricorrere dei temi della misericordia
e della tenerezza nelle prime omelie di Francesco. "E' un uomo di grande semplicità
e immediatezza, ma anche di grande profondità spirituale. Un uomo che vede la preghiera
e le omelie, non come un esercizio per chiudersi in se stessi, ma come momenti di
apertura a Dio. Papa Francesco pone però in prima battuta non il nostro amore
per Dio o per il prossimo ma l'annuncio dell'amore di Dio verso di noi, un amore che
è perdono, misericordia". Il card. Ruini ricorda anche che l'auspicio di Papa Francesco
per una "Chiesa povera e dei poveri", deriva dal Concilio, ma ancor prima dal Vangelo.
"Non è un'ideologizzazione della povertà, della lotta di classe, ma sgorga dal
cuore misericordioso di Dio e dal principio enunciato da Gesù che se volete ricevere
misericordia dovete avere misericordia". "Certamente - aggiunge il vicario emerito
- non si può mettere in dubbio che la Chiesa abbia bisogno di strumenti e di risorse.
Ma non punta su questo, ma sul seguire il Signore che ha convertito il mondo non attraverso
la potenza ma attraverso la spogliazione di sé fino alla croce". Ruini commenta
anche l'insistenza di Francesco sulla qualifica di vescovo di Roma. "E' la stessa
scelta che aveva fatto il Beato Giovanni Paolo II che aveva affermato come sia proprio
la cattedra di Roma la radice dell'universalità del ministero petrino. Il fatto
che Francesco usi preferenzialmente il titolo di vescovo di Roma favorisce certamente
i rapporti ecumenici, specie con le chiese ortodosse. Ma, al di là di questo, ci fa
toccare la vera essenza del ministero di Pietro che qui a Roma, come vescovo, ha versato
il suo sangue, testimoniando con il martirio la sua fede, e ha confermato i fratelli
nella fede. E' il grande dono che la Chiesa di Roma ha ricevuto e di cui deve essere
tutta consapevole. Un dono che allo stesso tempo è un servizio e una missione
e di cui tutti i romani debbono essere consci". Ruini, a lungo presidente dei vescovi
italiani, commenta anche il significato che assume l'elezione del primo Papa latino-americano
per la Chiesa che è in Italia. "La Chiesa italiana non è certo nazionalista. Ha
amato profondamente Giovanni Paolo II, primo Papa non italiano dopo secoli. Ha amato
molto Benedetto XVI e adesso ama in modo - vediamo tutti - travolgente Papa Francesco.
A Roma è infatti profonda la radice dell'universalità cattolica che nel secolo scorso
e in quello attuale non è più un auspicio ma una realtà concreta. E' normale dunque
che ci sia un Papa non europeo e in futuro conterà solo che sia un Papa secondo il
cuore di Dio, a prescindere dalla nazionalità". "Comunque per la Chiesa italiana
- conclude Ruini - l'elezione di Papa Francesco è stata una scossa di fiducia, energia
spirituale, rinnovamento. Una grande boccata di ossigeno che è arrivata a tutti e
della quale tutti dobbiamo essere grati". (A cura di Fabio Colagrande)