2013-04-07 15:12:08

Turchia: prove di pace fra Somalia e i separatisti del Somaliland


Un dialogo per la riunificazione somala, ospitato dalla Turchia. Ad annunciare i colloqui, che potrebbero partire a metà di questo mese, sono state le autorità del Somaliland, regione che nel 1991 ha dichiarato unilateralmente la propria indipendenza da Mogadiscio e che la comunità internazionale non riconosce. Si tratta di un passo verso la pacificazione dell’area? Davide Maggiore lo ha chiesto ad Antonio Morone, ricercatore in Storia dell’Africa presso l’Università di Pavia: RealAudioMP3

R. – E’ sicuramente un tema molto importante, per certi versi fondamentale, in una reale ridefinizione degli equilibri regionali. Però, da una prospettiva somala il Somaliland già da almeno l’inizio degli anni 200 è fuori dalla guerra in senso proprio, mentre il sud, l’ex Somalia italiana, ha continuato a essere invece coinvolta in un lacerante conflitto che tra l’altro si è progressivamente esteso. Il punto è che, da una prospettiva somala, sicuramente la questione ha molto meno importanza che non da quella degli attori regionali o internazionali coinvolti nel conflitto e nella sua eventuale soluzione.

D. – E’ veramente plausibile pensare a una riunificazione, o rimangono fattori anche storici che la rendono meno probabile?

R. - Già a un anno dall’indipendenza, nel ’61, il referendum sulla prima Costituzione somala indipendente aveva largamente dimostrato lo scontento del nord del Paese verso un processo di unificazione, che in effetti era più un processo di concentrazione e di accentramento di tutte le logiche politiche ed economiche del Paese a sud, su Mogadiscio. Dubito che si possa parlare di un ritorno a una unione in senso unitario della Somalia. Differente è, probabilmente, parlare di una possibilità federale, cioè di un legame veramente molto più limitato tra le varie parti della Somalia. Sicuramente, l’idea di riallacciare un discorso di pacificazione che possa includere anche il nord del Paese, sta più a cuore a Mogadiscio.

D. - La Turchia in particolare si è offerta di ospitare i colloqui. Quale ruolo cerca di avere Ankara sul teatro somalo?

R. - In un processo di pace ormai ventennale, che fino a poco tempo fa è stato monopolio dell’Occidente, la Turchia in effetti sta tentando di ritagliarsi un ruolo importante in Somalia. Prima di tutto da un punto di vista politico, ma ovviamente c’è anche un ritorno dal punto di vista economico. Proprio un po’ per smarcarsi dalle logiche del processo di pace e comunque dalle influenze adesso connesse, la Turchia ha più interesse a riferirsi al Somaliland che non a Mogadiscio.

D. - Il Somaliland invece non sarà presente, a quanto attualmente sembra, al prossimo vertice sui problemi della regione che sarà organizzato dal governo britannico...

R. – Questo la dice lunga sul fatto che gli attori internazionali hanno referenti locali probabilmente diversi e non necessariamente univoci. A Mogadiscio, l’ex Somalia italiana e Somalia del sud rimane un interlocutore privilegiato dell’Occidente, mentre altri attori, la stessa Turchia ma probabilmente anche l’Etiopia, hanno più interesse o più facilità a riferirsi invece al governo mai riconosciuto internazionalmente, ma di fatto assolutamente funzionante, del Somliland. Sta di fatto, però, che proprio la notizia che il Somaliland non parteciperebbe ai colloqui di Londra lascia intendere come, tutto sommato, la possibilità di vedere tutti gli attori politici somali seduti attorno a un tavolo rimanga una possibilità su cui si può avere forti riserve o forti dubbi.







All the contents on this site are copyrighted ©.