Evento ecumenico su Martin Luther King, a 50 anni dalla “Lettera da Birmingham”
Era il 16 aprile del 1963 quando Martin Luther King scriveva la sua famosa “Lettera
da Birmingham”: il pastore protestante si trovava in prigione per aver partecipato
ad alcune dimostrazioni in favore dei diritti civili per gli afroamericani. Nella
sua missiva, indirizzata ai “colleghi ministri della Chiesa”, Martin Luther King spiegava
il significato, in senso cristiano, della non-violenza e della lotta per i diritti
umani e l'integrazione razziale, ribadendo che “l'ingiustizia, da qualunque parte
si trovi, è una minaccia per la giustizia da qualunque altra parte”. A cinquant’anni
da quella lettera, il 14 e 15 aprile, a Birmigham si terrà un evento ecumenico con
la partecipazione di leader cristiani di tutti gli Stati Uniti. Promosso dall’organizzazione
“Christian Churches Togheter” (Cct), l’iniziativa vedrà l’adesione della Conferenza
episcopale statunitense, rappresentata dal vicepresidente, mons. Joseph Kurtz, che
in una nota afferma: “Oltre alle sfide indicate dalla lettera di Martin Luther King,
vogliamo migliorare la giustizia razziale e rafforzare i legami l’uno con l’altro".
L’evento commemorativo sarà ospitato dalla St. Paul United Methodist Church di Birmingham
e avrà inizio il 14 aprile alle ore 18. A prendere la parola, tra i primi relatori,
sarà lo stesso mons. Kurtz, a seguire una tavola rotonda. Il giorno seguente, alle
9, si terrà una processione nel Kelly Ingram Park, cui seguiranno le riflessioni di
Dorothy Cotton, leader dei diritti civili, e di John Lewis, rappresentante del Congresso
per lo Stato della Georgia, il quale parlerà del “Contesto storico e significato della
Lettera da Birmingham”. L’evento si concluderà alle 15.30 con l’atto simbolico della
firma di un documento del Cct, in risposta alla missiva di Martin Luther King. Da
evidenziare, infine, che la celebrazione dei 50 anni di tale lettera giunge a pochi
giorni dal 45.mo anniversario della morte di Martin Luther King, ucciso il 4 aprile
1968. Tre giorni dopo, all'Angelus, Papa Paolo VI ricordava tale omicidio come "l'uccisione
di un inerme e cristiano profeta dell'integrazione razziale". (I.P.)