Siria: torna a parlare Assad, rapiti 4 giornalisti italiani
Siria nel caos. Decine i morti causati dai combattimenti solo ieri. E mentre il presidente
Assad torna in tv, parlando del possibile “effetto domino” su tutto il Medio Oriente,
in caso di caduta del suo regime, fa il giro del mondo la notizia del rapimento di
4 giornalisti italiani non lontano dal confine con la Turchia. Sentiamo Marina
Calculli:
Bashar al Asad
lancia un monito, in verità già pronunciato diverse volte dallo stesso raìs durante
gli ultimi due anni: “Se cade il mio regime, la crisi avrà un effetto domino in tutta
la regione” – ha detto Bashar – “tutti sanno che c’è frammentazione in Siria e se
i terroristi prendono il controllo del paese, i paesi vicini saranno direttamente
contagiati”. Gli Stati Uniti nel frattempo riaprono il dossier siriano invitando alla
casa bianca i propri alleati. Nel corso di questo mese Obama ha annunciato che riceverà
a Washington il premier turco Erdogan e il re Abdallah di Giordania, l’emiro del Qatar
al-Thani e il principe ereditiero di Abu Dhabi, al-Nahyane. L’Unicef lancia intanto
un allarme: presto i fondi disponibili non saranno più sufficienti per far fronte
all’emergenza. 35.000 rifugiati siriani hanno già lasciato la Giordania per rientrare
nel proprio paese. All’interno della SIria scatta intanto l’incubo rapimenti, spesso
per motivi confessionali ma soprattutto per chiedere lauti risarcimenti. Ieri nella
provincia settentrionale di Idlib 4 giornalisti italiani sono stati fermati. Si tratta
di Amedeo Ricucci, Elio Colavolpe e Andrea Vignali e della giornalista italo-siriana,
Susan Dabbous.
Come abbiamo sentito tra i 4 giornalisti rapiti c’è anche la
nostra collaboratrice Susan Dabbous che, dalla Siria, ha spesso raccontato
le difficoltà della popolazione civile. Qualche tempo fa, Giancarlo La Vella aveva
raccolto la sua testimonianza. Ascoltiamo:
R. - Ho visto
una situazione drammatica nella cittadina di Atme, a pochi chilometri dal confine
turco, dove si è venuta a creare una baraccopoli di oltre 20 mila profughi che vivono
in condizioni disumane.
D. - C’è un’esperienza ancora più drammatica che è
quella di persone che si sono rifugiate all’interno di alcune grotte, addirittura…
R.
– Sì, questo nella località di Darkush. Queste grotte si trovano a 3, 4, 5 metri di
altezza dalla strada, quindi a volte i bambini giocando finiscono giù, si fratturano
le ossa… Immaginate una vita senz’acqua, senza elettricità, senza nulla... Queste
persone non vengono raggiunte neanche lontanamente dalle organizzazioni umanitarie.