Il card. Amato proclama Beato padre Cristoforo di Santa Caterina, testimone della
carità nella Spagna del 1600
Il cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, ha
presieduto domenica mattina nella cattedrale di Cordova, in Spagna, la Beatificazione
di padre Cristoforo di Santa Caterina, fondatore della Congregazione ospedaliera di
Gesù Nazareno. Si tratta del primo Beato del Pontificato di Papa Francesco. Sulla
figura di padre Cristoforo, ascoltiamo il servizio di Sergio Centofanti:
Padre Cristoforo
nasce a Mérida, nel sudovest della Spagna, il 25 luglio 1638, da un’umile famiglia
cristiana: sin da piccolo lavora nei campi per aiutare i genitori e gli altri 5 fratelli.
A 10 anni sente già con forza il richiamo di Dio: si reca di nascosto in un convento
di Francescani chiedendo di poter diventare monaco. I frati lo riportano a casa, dove
la madre stava pregando disperata, dandolo per disperso. Inizia a lavorare nell’ospedale
di Nostra Signora della Pietà, gestito dai Fatebenefratelli, distinguendosi per la
cura delicata dei malati. Sacerdote a 24 anni, diventa cappellano di un battaglione
di fanteria. E’ un’esperienza dura: confessa i soldati, assiste i feriti fino allo
stremo. Più volte rischia di morire sotto le bombe. Gli orrori della Guerra dei 30
anni (1618-1648) lo spingono ad una vita solitaria nel deserto di Bañuelo, dove resta
due anni.
Nel silenzio della preghiera sente nel cuore il desiderio di cercare
il volto di Cristo nei poveri, nei contadini, nelle donne umiliate, nei bambini abbandonati,
nei malati: per loro, chiede l’elemosina percorrendo giorno e notte le strade di Cordova.
Un’esperienza che lo porta a fondare una nuova Congregazione d’ispirazione francescana:
quella dei fratelli e delle sorelle ospedalieri di Gesù Nazareno e dell’omonimo ospedale
a Cordova, sulla cui porta d’ingresso padre Cristoforo fa scrivere: "La mia Provvidenza
e la tua fede terranno in piedi questa casa". Vuole assomigliare a Gesù che ha preso
su di sé le sofferenze degli altri. Nell’ospedale cura i malati gratuitamente, accogliendo
con amore anche quanti sono colpiti dalla peste. Durante un’epidemia di colera, incurante
del contagio continua a curare e a dare coraggio: muore colpito a sua volta dal morbo
il 24 luglio 1690 stringendo in petto un crocifisso. Il giorno dopo, avrebbe compiuto
52 anni. Padre Cristoforo era noto per le sue poche parole. Ma in tanti di lui dicevano:
“Io imparo molto di più vedendo padre Cristoforo mentre chiede l’elemosina per strada,
che sentendo molte prediche”.