Studenti nel cortile: un blog per il dialogo tra studenti credenti e non credenti
Il dialogo tra credenti e non credenti comincia nelle scuole. Per alimentare il dibattito,
il prof. Sergio Ventura del liceo classico “T.Tasso” di Roma, insieme alla collega
Maria Grazia Giordano del liceo “Orazio” e al prof. Giuseppe Stinca del liceo “T.Mamiani”,
hanno inaugurato nel 2012 il blog “Studenti nel Cortile”. L’iniziativa, promossa dal
card.l Ravasi e ospitata all’interno del sito del Cortile dei Gentili, ha come protagonisti
studenti e professori, che, attraverso articoli e commenti, si confrontano sui diversi
aspetti della fede. Valeria Cipollone ha chiesto al prof. Sergio Ventura,
coordinatore del blog, come è nato questo progetto.
R. – L’iniziativa
è nata insieme ad alcuni colleghi di religione di tre licei classici di Roma: l’Orazio,
il Mamiani e il Tasso. I ragazzi che ci troviamo di fronte durante l’insegnamento
sono di due tipologie: quelli non credenti si presentano con un atteggiamento scettico
di fronte a tutto ciò che è religioso, e, non sono la maggioranza però buona metà
della classe; quelli credenti, invece, per usare un’espressione di Giovanni Paolo
II, devono passare da quella fede abitudinaria alla fede cosiddetta pensata ed anche
nel loro caso diventa importante un approccio più culturale al fenomeno religioso,
ai contenuti teologici. Allora l’esperienza che abbiamo fatto in queste scuole, negli
ultimi dieci anni, è stata quella che poi ci ha portato a dire, quando Benedetto XVI
ha parlato di Cortile dei Gentili, che quello che stiamo facendo da anni è un Cortile
dei Gentili, dove si incontrano alunni, e in realtà anche famiglie dalle quali provengono,
non credenti, con alunni e rispettive famiglie credenti.
D. – Come contribuiscono
al blog gli studenti?
R. – Il contributo dei ragazzi assomiglia, in parte almeno,
ad un tipo di lavoro che già sono abituati a svolgere la mattina a scuola quando,
al termine di un insieme di lezioni, devono produrre un elaborato personale, contenente
loro riflessioni o analisi di testi di canzoni, di film, quadri o opere letterarie
o filosofiche, che ovviamente abbiano un contenuto religioso o teologico. Questo lavoro
già veniva svolto utilizzando i mezzi della rete. Avevamo creato, infatti, una pagina
Facebook, all’interno della quale noi docenti inserivamo nel post una traccia della
lezione svolta e poi gli studenti inserivano i loro commenti, come piccolo elaborato
personale. Quando andrete a leggere gli articoli del blog, troverete dei commenti
nei quali l’alunno si mette in gioco personalmente di sicuro e troverete però una
serie di riferimenti culturali a cantautori, a film, a romanzi, più o meno impegnati.
E’ una sorta di biblioteca virtuale.
D. – Qual è il valore di questa iniziativa
per i ragazzi?
R. – I ragazzi anche di fronte al fenomeno religioso imparano
a creare un dialogo fra di loro e, come a volte succede, anche con la generazione
più adulta; in questo dialogo avviene che l’identità dello studente credente e l’identità
dello studente non credente, decentrandosi, si abitui ad andare alla scoperta di quelle
che sono le proprie periferie, che in questo caso magari non sono periferie sociali,
forse neanche quelle esistenziali, ma sicuramente – specifico dell’ora di religione
– sono quelle culturali.
D. – Come avete accolto l’elezione del nuovo Pontefice?
R.
– Abbiamo dedicato un post a Papa Francesco, intitolato “Vento del Sud”, incentrato
su un’immagine e su una categoria. L’immagine è il suo atto di inchinarsi, appena
eletto. Lo abbiamo collegato alla categoria della misericordia, perché spesso nella
letteratura l’atto di inginocchiarsi, di piegarsi e l’atto della misericordia sono
collegati. Nel post uniamo l’elezione di Papa Francesco e il gesto dell’inchinarsi
all’atto di inginocchiarsi di due figure religiose importantissime dei Promessi Sposi
e dei Fratelli Karamazov – Fra Cristoforo e Padre Zosima – che, appunto, inginocchiandosi
di fronte al prossimo creano una sorta di shock, dovuto al fatto che l’inginocchiarsi
come atto di misericordia è inaspettato e crea dei cambiamenti impensati e impensabili
a volte. In fondo, l’atto educativo che compiamo è una sorta di continuo inginocchiarsi
da parte del mondo adulto ad una generazione che ha bisogno di essere considerata,
ascoltata e risollevata.