"Il laboratorio dei talenti": presentata la Nota Cei sul valore e la missione degli
oratori
“Il laboratorio dei talenti” è il titolo del documento pastorale sugli oratori presentato
nella sede della Radio Vaticana a cura delle Commissioni episcopali per la Cultura
e le Comunicazioni Sociali e per la Famiglia e la Vita della Cei. Inserita negli orientamenti
pastorali del decennio sulla "buona educazione al Vangelo", la Nota vuole essere un
segno di riconoscimento per il servizio assicurato da tanti oratori e un incoraggiamento
per un loro ulteriore sviluppo. Il servizio di Gabriella Ceraso:
Un documento
tra memoria e profezia che legga in modo unitario l’esperienza di 450 anni di vita
degli oratori e la rilanci verso le sfide poste dalla modernità. Questa in sintesi
è la nota che i vescovi italiani dedicano agli oratori, "ponti tra Chiesa e strada",
come li definiva Giovanni Paolo II. Il protagonismo delle nuove generazioni e le loro
potenzialità sottolineate nel titolo “Laboratori di talenti”. Mons. Enrico Solmi
presidente della Commissione episcopale per la famiglia e la vita:
“Ogni
giovane è portatore di un talento, cioè di una grande ricchezza. L’oratorio è questo
luogo costruttivo, di crescita, dove si sperimenta, anche nella relazione, il comporre
insieme queste ricchezze”.
Dalla nota emerge che la tradizione degli oratori
continua a innovarsi, oggi ancora di più di fronte alla rilevante sfida educativa
in atto e al pervasivo relativismo: in 6000 strutture censite c’è chi si riorganizza
e c’è il nuovo che si fa avanti, specie al Centro e al Sud. Ancora mons. Solmi:
“Certamente
ci sono, come lo delinea il documento, alcune tipologie ben precise a livello piemontese,
a livello romano, a livello milanese. Ma ancor di più c’è un’attenzione rinata su
queste forme aggregative. C’è anche la voglia di smarcarle rispetto a tipologie troppo
precise. E direi ci sia anche, però, un ripensamento su chi debba gestire gli oratori
e sulle figure preminenti, che devono essere gli oratori. Auspichiamo che ci siano
giovani, che vengono da esperienze di pastorale, da esperienze aggregative di oratori,
che quello che gratuitamente hanno ricevuto siano ora in condizione di offrirlo gratuitamente”.
Due
le novità cui l’oratorio deve tener conto. Le ricorda mons. Claudio Giuliodori,
presidente della Commissione episcopale per la cultura:
“Oggi, i fruitori
dell’oratorio cambiano come cambia il volto della società. Quindi, noi ci ritroviamo
per esempio con una 'fetta' sempre più consistente di figli d’immigrati. C’è, dunque,
una multiculturalità e anche una presenza interreligiosa - sono fenomeni nuovi, con
cui gli oratori devono fare i conti - e ci sono anche le nuove tecnologie, le nuove
forme di comunicazione, che stanno plasmando le nuove generazioni. Gli oratori, dunque,
si stanno rinnovando e rimodulando secondo questi nuovi contesti e queste nuove esigenze”.
Fondamentali
le raccomandazioni che emergono per tutte le forme di oratori antichi e nuovi, che
stanno nascendo, e le ricorda mons. Claudio Giuliodori:
“Il documento ribadisce
la natura, la finalità e anche la modalità operativa ecclesiale. Un secondo elemento
è che l’oratorio vive di relazioni: le relazioni interne, ma anche le relazioni con
le famiglie, con i vari soggetti della comunità ecclesiale e della società civile.
C'è poi l’invito a essere soggetti promotori di cultura, di attenzione ai ragazzi
e ai giovani anche nel territorio”.