Crisi. Tre suicidi in famiglia nelle Marche. Mons. Menichelli: politici pensino alla
gente non ai partiti
Si svolgeranno nel pomeriggio a Civitanova Marche i funerali dei due coniugi suicidatisi
ieri per questioni economiche e del fratello della donna che si è tolto la vita dopo
aver appreso la tragica notizia. Il marito era un esodato di 62 anni, la moglie una
pensionata di 68, il fratello aveva 73 anni. La coppia non aveva i soldi per pagare
l’affitto e provava vergogna a chiedere aiuto al comune. Al rito funebre parteciperà
anche il presidente della Camera Laura Boldrini. Ascoltiamo il commento dell’arcivescovo
di Ancona e vice-presidente della Conferenza episcopale delle Marche, mons. Edoardo
Menichelli, al microfono di Sergio Centofanti:
R. – E’ una
cosa che ci rattrista molto. Purtroppo, mi pare che questo tipo di situazioni, così
tragiche, si stiano ripetendo. Situazioni di questo tipo impongono delle riflessioni.
La prima è quella di rioffrirci percorsi di speranza, che passino attraverso due parole
chiave: la sobrietà e la solidarietà. E’ vero che siamo in una stagione difficoltosa,
ma è anche vero che ci sono situazioni ben diversificate. Non dico che ci sia gente
che naviga in chissà quale tipo di situazione felice, tuttavia credo sia necessario
che questa forte spaccatura, che nella società italiana si è verificata, si debba
risolvere. Credo allora che “solidarietà” e “sobrietà” siano le due parole utili e
necessarie in questo tempo, per ridare speranza. Una solidarietà che passa attraverso
il donare, ma anche attraverso l’offrire il proprio tempo, la propria vicinanza. Certo,
casi come questo, in cui l’uomo fa parte di quella categoria strana detta degli “esodati”
e in cui la moglie, poco più grande di lui, vive di una pensione, che all’improvviso
si trovano sfiancati in tutto, non ci resta che affidarli alla misericordia di Dio,
e non ci resta che farne analisi più profonde, sulle quali poi naturalmente compiere
dei passi concreti.
D. – Che cosa può fare la politica in questo momento, che
noi vediamo anche di forte stallo?
R. – Qui bisogna che la politica abbandoni
questo esercizio sofisticato delle appartenenze e recuperi la dignità della comprensione
della vita delle persone. Purtroppo in Italia siamo caduti dentro questi strani diaframmi,
che non consentono di dialogare, di parlare. Siamo diventati all’improvviso incapaci
di porre in atto una parola sapienziale. Credo che sia necessario, invece, che la
politica ritorni ad essere quell’opera santa di carità e di attenzione. Lo so, sono
parole, ma più di questo la Chiesa che può fare, se non rianimare una mortificante
situazione e dire a tutti di questa grande responsabilità? A quelli che giocano a
fare la politica come scherzo; a quelli che si sono arricchiti con la politica e a
quelli che non sanno più cosa sia la parola “politica”. Bisogna ricominciare dagli
ultimi; bisogna ridare dignità alla persona e bisogna togliere le ingiustizie legalizzate,
perché ce ne sono parecchie in giro.