Siria: 300mila profughi cristiani in fuga anche dai campi Onu
Oltre 300mila cristiani stano fuggendo non solo dai loro villaggi e dalle città colpite
dalla guerra, ma anche dai campi profughi dell'Onu. Lo riferisce all'agenzia AsiaNews
Issam Bishara, direttore regionale della Catholic Near East Welfare Association(Cnewa)
per Libano, Egitto, Siria e Iraq. Egli precisa che nessuna delle famiglie sfollate
oltre i confini è rifugiata nei campi profughi Onu in Turchia e Giordania, dove gli
sfollati vengono registrati come ribelli e sfruttati da un punto di vista mediatico.
"In Libano - afferma - sono circa 1200 le famiglie che hanno trovato rifugio in case
di amici o parenti". La maggior parte dei cristiani - riferisce AsiaNews - non figura
nelle liste dell'Alto Commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr). Essi si rifiutano
di essere identificati come parte dell'opposizione, formata soprattutto da musulmani
sunniti. I cristiani tengono al loro profilo neutrale, che li vede estranei al conflitto
fra ribelli islamici e la fazione alawita di Bashar al-Assad. Per questa ragione sopravvivono
senza alcun aiuto sostanziale da parte dei donatori importanti come l'Unhcr e la Croce
Rossa. "Esse - spiega Bishara - hanno bisogno di tutto. L'unico sostentamento che
ricevono è quello della Cnewa". La maggior parte delle famiglie cristiane rifugiate
in Libano appartiene alla Chiesa armeno-cattolica di Aleppo e alle comunità greco-cattoliche
di Homs e Qasayr. Le prime sono circa 500 e hanno trovato ospitalità presso la comunità
cristiana di Bourj Hammoud vicino a Beirut. Le greco-cattoliche sono 550 e provengono
da Al-Quasyr e Homs. Esse sono rifugiate a Zhale e Qaa nella valle della Bekaa. Qui
sono attive la Caritas libanese e altre organizzazioni cristiane. Bkerke, sede del
Patriarcato maronita, ha dato invece ospitalità a 75 famiglie siro-cattoliche di Homs.
Altre 75 appartenenti alla comunità siro-ortodossa si sono stabilite nel convento
di Ajaltoun sul Monte Libano. Bishara sottolinea però che con il passare del tempo
"le famiglie ospitanti non hanno risorse sufficienti per aiutare i profughi siriani.
Le richieste aumentano di giorno in giorno. Presto non potranno permettersi nemmeno
gli aiuti più elementari". Dopo due anni di disordini, il conflitto fra regime e opposizione
si è trasformato in una vera e propria guerra civile. Disertori dell'esercito e militanti
islamisti hanno formato gruppi armati in grado di fronteggiare l'esercito di Bashar
al-Assad. Lo scontro fra alawiti e sunniti ha attirato combattenti dal Medio Oriente
e del Nord Africa. Anche cittadini europei starebbero combattendo fra le fila dei
movimenti jihadisti attivi sul territorio. I cristiani di Siria temono la sorte delle
comunità irachene, divenute bersaglio degli estremisti islamici. Dal 2003 gli islamisti
continuano a colpire la minoranza con omicidi, attentati e discriminazioni di ogni
genere che hanno costretto centinaia di migliaia di famiglie ad abbandonare per sempre
il loro Paese. (R.P.)