Messa del Papa: lamentarsi fa male al cuore, confidiamo in Gesù, è vicino anche nei
momenti più bui
L’episodio dei discepoli di Emmaus, che propone la liturgia del Mercoledì nell’Ottava
di Pasqua, è stato al centro della breve omelia pronunciata da Papa Francesco durante
la Messa presieduta nella Casa Santa Marta. Erano presenti i dipendenti della Domus
Romana Sacerdotalis. Ce ne parla Sergio Centofanti:
Il Vangelo di
questo mercoledì mostra i due discepoli di Emmaus lasciare Gerusalemme dopo la morte
del Maestro. “Avevano paura” – osserva il Papa – tutti i discepoli avevano paura.
Ma lungo la strada parlavano sempre delle vicende appena vissute “e si lamentavano”.
Anzi, non cessavano di lamentarsi – ha affermato il Papa – “e più si lamentavano,
più erano chiusi in se stessi: non avevano orizzonte, solo un muro davanti”. Dopo
tanta speranza, provavano il fallimento di tutto ciò in cui avevano creduto: “E cucinavano
– per così dire – cucinavano la loro vita nel succo delle loro lamentele, e andavano
avanti così, avanti, avanti, avanti con le lamentele. Io penso tante volte che noi
– ha aggiunto il Papa - quando succedono cose difficili, anche quando ci visita la
Croce, corriamo questo pericolo di chiuderci nelle lamentele. E il Signore anche in
questo momento è vicino a noi, ma non lo riconosciamo. E cammina con noi. Ma non lo
riconosciamo”. E anche se Gesù ci parla – ha proseguito - e noi sentiamo cose belle,
dentro di noi, in fondo continuiamo ad avere paura: sembra “più sicuro il lamento!
E’ come una sicurezza: questa è la mia verità, il fallimento. Non c’è più speranza”.
E’ bello – ha sottolineato il Papa – vedere la pazienza di Gesù con i due
discepoli di Emmaus: “Prima li ascolta, poi spiega loro lentamente, lentamente … E
poi, alla fine, si fa vedere. Come ha fatto con la Maddalena, al Sepolcro”. “Gesù
fa così con noi. Anche nei momenti più oscuri: Lui sempre è con noi, cammina con noi.
E alla fine ci fa vedere la sua presenza”.
Papa Francesco sottolinea un elemento:
“Le lamentele sono cattive”: non soltanto quelle contro gli altri, ma anche quello
contro noi stessi, quando tutto ci appare amaro. “Sono cattive – afferma - perché
ci tolgono la speranza. Non entriamo in questo gioco di vivere dei lamenti” – esorta
il Papa – ma se qualcosa non va rifugiamoci nel Signore, confidiamoci con Lui: “non
mangiamo lamentele, perché queste tolgono la speranza, tolgono l’orizzonte e ci chiudono
come con un muro. E da lì non si può uscire. Ma il Signore ha pazienza – ha aggiunto
il Papa - e sa come farci uscire da questa situazione”. Come è successo ai discepoli
di Emmaus che l’hanno riconosciuto quando ha spezzato il pane. “Abbiamo fiducia nel
Signore – è l’invito del Papa - Lui sempre ci accompagna nel nostro cammino, anche
nelle ore più oscure”: “siamo sicuri che il Signore mai ci abbandona: sempre è con
noi, anche nel momento difficile. E non cerchiamo rifugio nelle lamentele: ci fanno
male. Ci fanno male al cuore”.